Dopo mesi di tira e molla, in un valzer di reticenze e mezze promesse andato in scena a Palazzo Marino da giugno sino a oggi, si è posta fine a Milano alla cosiddetta querelle della “trascrizione dei due padri“.
Appellattivo, questo, che è stato dato a un’apposita commissione consiliare per valutare se procedere o meno alla trascrizione degli atti di nascita di bambini nati a seguito di gpa e riconosciuti legalmente all’estero quali figli di coppie di due papà.
E così dopo la seduta conclusiva di detta Commissione, tenutasi venerdì scorso e caratterizzata dai forti interventi negativi non solo di consiglieri dell’opposizione ma anche della capogruppo del Pd Elisabetta Strada (per non parlare delle dichiarazioni, il 12 dicembre, di Cristina Gramolini, presidente di ArciLesbica, che, nella foga oratoria, è arrivata ad assimilare gli ufficiali di Stato Civile, favorevoli alla trascrizione degli atti di nascita, ai gerarchi nazisti proni agli ordini del regime), nel pomeriggio di oggi Andrea Zuccotti, direttore dei Servizi Civici, ha proceduto all’accennata registrazione anagrafica.
Si è posto così fine a uno stato di limbo giuridico, cui sono stati costretti figli e figlie di coppie di due papà, nonché a quel palese squilibrio a fronte dei 76 minori, figli di 56 coppie di donne, sulla cui registrazione anagrafica (da giugno a oggi) il sindaco Giuseppe Sala non ha mai avuto dubbi di sorta.