Le bandiere arcobaleno sono sventolate nel corso del primo Pride in Birmania, che si è tenuto ieri a Yangon (o Rangoon) nell’ambito del Yangon Pride Festival. Circa 600 persone hanno manifestato sotto il sole nella capitale di un Paese in cui i rapporti omosessuali sono puniti fino a dieci anni di carcere, come previsto dalla Sezione 377 del Codice penale (anche se negli ultimi anni nessuna pena è stata mai irrogata).
“I componenti della comunità Lgbti, in particolare i giovani – ha dichiarato Hla Myat Tun, co-direttore dell’associazione &Proud – sono ora più coraggiosi e meno timorosi di mostrarsi in pubblico”.
Lo scorso anno ha rappresentato al riguardo un punto di svolta: per la prima volta le autorità birmane avevano infatti acconsentito che si tenesse una manifestazione Lgbti in un parco pubblico. Manifestazione, questa, partecipata da oltre 12.000 persone.
Galvanizzati da un tale successo, gli organizzatori hanno deciso, quest’anno, di chiamare ufficialmente l’evento Pride, pur mancando ancora le condizioni per una sfilata all’aperto per le strade di Yangon. Manifesti con coppie di persone dello stesso sesso sono stati affissi nella capitale per annunciare il festival.
Svoltosi su una grande imbarcazione lungo il fiume, il Pride è durato due ore.
Esso è stato il primo di una serie di eventi costituenti il festival che, col tema “Eroi”, vuole celebrare l’impegno della locale collettività Lgbti nell’affermare la propria visibilità e nel conseguire diritti umani e civili. Iniziata il 25 gennaio e terminante oggi, la kermesse ha compreso proiezioni di film, gare, dibattiti e conferenze, alcune delle quali ospitati presso l’Istituto francese di Birmania.
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