Rinviata al 24 maggio la decisione da parte della Corte Suprema del Kenya se abrogare o mantenere in vigore le Sezioni 162-165 del Codice Penale, che vietano esplicitamente i comportamenti omosessuali tra uomini (anche se il termine “persona” presente nella Sezione 162 è interpretato come inclusivo delle donne).
L’ha dichiarato oggi a Nairobi il giudice Chacha Mwita, che ha rilevato come il collegio investito della questione abbia bisogno di più tempo per approntare la sentenza, prevista inizialmente per la giornata di oggi: «I giudici interessati – ha affemato – siedono anche in altri tribunali. Abbiamo bisogno di più tempo».
I rapporti tra persone dello stesso sesso sono illegali in 69 Paesi (l’ultimo ad averli depenalizzati è stato l’Angola il 24 gennaio), di cui quasi la metà in Africa, dove l’omosessualità è ampiamente tabù e la persecuzione delle persone Lgbti è diffusa.
In Kenya, dove i rapporti «contro natura» sono condannati fino a 14 anni di prigione, gli attivisti per i diritti Lgbti sono diventati sempre più frequenti negli ultimi anni. Nel Paese sono state arrestate, tra il 2013 e il 2017, 534 persone per «comportamenti innaturali».
L’Alta Corte del Kenya ha iniziato le udienze sulla questione l’anno scorso. Gli attivisti dicono che le Sezioni 162-165, basate su una legge dell’era coloniale, violano la nuova Costituzione del Kenya, che, promulgata nel 2010, garantisce l’uguaglianza, la dignità e la privacy per tutti i cittadini. Hanno anche presentato argomenti basati sull’abrogazione d’una legge consimile da parte dell’India in agosto scorso.