Condannato a sei anni di carcere per abusi sessuali commessi su due 13enni negli anni ’90, potrà chiedere la libertà su cauzione dopo tre anni e otto mesi. Questa la pena irrogata al cardinale George Pell dal giudice Peter Kidd della County Court di Victoria a Melbourne, la cui giuria si era già espressa all’unanimità, l’11 dicembre scorso, per la condanna.
Secondo i 12 giurati il porporato 77enne, già componente del Consiglio dei Cardinali (detto comunemente C9 bergogliano) e prefetto della Segreteria (Vaticana) per l’Economia, aveva molestato nel 1996 i due adolescenti, componenti del coro della cattedrale di Saint Patrick a Melbourne (quando Pell ne era arcivescovo), dopo che gli stessi gli avevano servito messa. La giuria aveva anche dichiarato che il presule si era reso colpevole di aver aggredito in modo indecente uno dei due 13enni in un corridoio più di un mese dopo.
La lettura della sentenza è stata trasmessa in diretta tv per la durata di un’ora, nel corso della quale il magistrato ha descritto gli abusi di Pell come «un attacco sessuale alle vittime sfrontato e forzato. Gli atti erano sessualmente evidenti: entrambe le vittime erano visibilmente e udibilmente angosciati durate le molestie. Vi è stato un ulteriore livello di umiliazione che ciascuna delle vittime deve aver provato nel sapere che l’abuso avveniva in presenza altrui».
Pell, che ha ascoltato in silenzio la lettura della sentenza, continua a professarsi innocente.
I suoi legali hanno presentato appello presso la relativa Corte di Victoria: saranno auditi il 5 e 6 giugno sulla base di tre argomenti, fra cui quello di irragionevolezza del verdetto dell’11 dicembre in quanto basato sulle dichiarazioni di una sola delle due vittime (l’altra è morta nel 2014 per overdose d’eroina). Verdetto, dunque, che non sarebbe supportato dalla necessaria evidenza.