Nel corso della conferenza stampa di presentazione del XIII° Congresso Mondiale delle Famiglie, tenutasi il 15 febbraio presso la Sala degli Arazzi del Comune di Verona, è stato affrontato en passant dagli organizzatori anche la questione biglietti e fondi ancora da reperire.
Mentre il primo aspetto è stato illustrato da Jacopo Coghe, presidente di Generazione Famiglia e vicepresidente dell’edizione veronese del Wcf, che ha comunicato la vendita di tutti gli 800 biglietti previsti, il secondo è stato querimoniosamente affrontato da Toni Brandi, presidente di ProVita e della kermesse scaligera, il quale senza giri di parole ha detto della necessità di reperire ancora 200.000 euro per coprire le spese.
Spese indubbiamente gravose, di cui però non si conosce l’esatto ammontare e sui cui finanziatori in essere continua a regnare, come evidenziato dalla stessa consigliera comunale dem Elisa La Paglia, «la più totale opacità».
A essere certe sono invece le spese ingenti, che sosterrà il Comune scaligero in qualità di ente patrocinatore e co-organizzatore del Congresso con quello che, sempre La Paglia, ha indicato quale conseguente «salatissimo costo per i cittadini veronesi”.
La tre giorni si terrà infatti presso il momumentale Palazzo della Gran Guardia, che si erge sulla centralissima Piazza Bra di fronte all’Arena. Costruito quale luogo di rassegna per le truppe della Serenissima, l’edificio è attualmente adibito a centro convegnistico ed espositivo secondo un tariffario comunale per i singoli spazi.
Con decisisone del sindaco Federico Sboarina in data 20 febbraio (che, pervenuta in Affari Giunta il 22, a differenza della delibera non è soggetta a votazione e non va in Gazzetta Ufficiale) ne è stato disposto l’utilizzo del tutto gratuito per i tre giorni del Congresso (29-31 marzo) senza contare i due giorni antecedenti per l’allestimento e quello ssuccessivo per il disallestimento.
Dalla lettera del sindaco si apprende che, mentre il 29 marzo, saranno messe gratuitamente a disposizione le sale del Piano Nobile, la Sala polifunzionale, l’Auditorium e la parte antistante del loggiato, l’intera struttura sarà invece a medesimo titolo il 30 e il 31 marzo.
Per poter fare i proverbiali conti della serva, bisogna tenere in conto quanto disposto dalla delibera della Giunta Comunale (66/2018) in materie di tariffe della Gran Loggia secondo lo specchietto di sotto allegato.
Si evince, dunque, che per prima giornata il Comune di Verona si priverà d’un guadagno 9.2000 euro (5.000 euro per l’utilizzo esclusivo del Piano Nobile, 1200 euro per l’utilizzo della Sala polifunzionale, 3.000 euro per l’Auditorium). Per le altre due giornate la perdita ammonterà a 28.204 euro così suddivise: 6.000 per l’Auditorium, 900 per il Foyer Auditorium, 3.200 per la Sala convegni, 2.000 per la Bouvette, 2.400 per la Sala polifunzionale, 10.000 euro per il Piano Nobile, 3.704 per il Loggiato (considerando che sulla base della planimetria esso misura 926 mq e che ogni mq è tariffato a 2 euro). Alla somma complessiva di 37.404 euro ne andranno aggiunti 21.153 per i giorni d’installazione/disinstallazione (secondo il dimezzamento del 50% dei costi di concessione indicati dalla delibera) per un totale di 58.557.
Ma a tale somma andranno poi assommate tutte le interminabili esenzioni elencate nella decisione di Sboarina. Alcune di esse sono facili da conteggiare, altre meno.
Si apprende così della concessione della Sala Arazzi in Palazzo Barbieri (che, in occasione di matrimoni, viene concessa per la somma di 500 euro all’ora) per un workshop dalle 15:00 alle 18:00 del 29 marzo con perdita di 1.500 euro. Della possibilità per i congressisti, previa esibizione del badge, di accedere all’Arena, ai Musei Civici e agli altri monumenti, versando appena 1 euro: il che vuol dire, in considerazione della normale tariffa della Verona Card (pari a 20 euro) e del numero dei convegnisti (800 sulla sola base dei ticket venduti senza dunque considerare i relatori, accompagnatori e componenti dello staff), che la perdita sarà pari a 15.200 euro.
Ci sono poi le spese relative alla polizia municipale in vista della Marcia per la Famiglia di domenica 31 marzo. Tenendo in conto che per l’ultimo Papà del Gnoco sono stati spesi al riguardo 33.000 euro e che sono state interessate aree non pedonali nonché delle ultime modiche in materia di relativa tariffazione, volendo fare una stima al ribasso bisognerà conteggiare 10.000 euro.
A questa somma stimata di 85.257 euro vanno aggiunte le spese per l’affissione dei manifesti, per l’occupazione del suolo pubblico, per la fornitura di corrente elettrica dai contatori di Palazzo Barbieri e Piazza dei Signori, la fornitura di arredi verdi, la disponibilità con annesso trasporto di materiale di vario tipo, la sosta gratuita in piazzale Maestri del Commercio per i pulmann dei partecipanti alla marcia del 31 marzo e la relativa esenzione del pagamento del ticket Ztl.
E, infine, beffa delle beffe, in deroga all’ordinanza prevista per il Mobility Day di domenica del 31 marzo, i mezzi dei congressisti, delle autorità, dei vip, degli organizzatori, dei fornitori potranno circolare liberamente in centro storico. Aspetto, questo, che, oggetto anche di una vignetta satirica di Gianni Falcone, sta suscitando ampio malumore tra i veronesi.
Insomma, una città per tre giorni espropriata alla cittadinanza, che da questo Congresso non ci ricaverà nulla se non un costo di 100.000 euro. Volendo conteggiare al ribasso.