Italia al 41° posto con Bolivia, Ecuador, Mozambico, Nepal e Taiwan nella classifica dei Paesi Lgbti-friendly del 2019, stilata dalla guida Spartacus Gay Travel. La lista viene aggiornata annualmente appunto per informare i viaggiatori sulla situazione delle persone Lgbti in 197 Paesi e regioni.
Basata su fonti autorevoli quali, ad esempio, l’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch e la campagna delle Nazioni Unite Free & Equal, l’index viene redatto secondo 14 criteri in tre categorie.
La prima categoria è relativa ai diritti civili: sono, fra l’altro, valutati l’accesso di persone gay e lesbiche al matrimonio o a partnership civili, l’esistenza di leggi antidiscriminatorie o l’uguaglianza tra coppie eterosessuali e omosessuali circa l’età del consenso. Qualsiasi discriminazione è invece valutata nella seconda categoria, come, ad esempio, le restrizioni di viaggio per persone sieropositive e il divieto di sfilare ai Pride o ad altre manifestazioni Lgbti. Nella terza categoria sono considerate le minacce alla persona in seguito a persecuzioni, pene detentive o capitali.
Secondo tali criteri il 1° posto della lista 2019 è detenuto, con Canada e Svezia, dal Portogallo, che ha promosso miglioramenti legali per le persone trans e intersessuali in una con iniziative anti-odio.
Una delle stelle emergenti del 2019 è l’India, che, grazie alla depenalizzazione dell’omosessualità e al miglioramento del clima sociale, è passata dal 104° al 57° posto nella classifica Spartacus.
Al contrario è peggiorata la situazione dei viaggiatori Lgbti in Brasile, Stati Uniti e Germania. Sia in Brasile sia negli Stati Uniti i governi conservatori di destra hanno introdotto o avviato la messa in atto d’iniziative volte a revocare i diritti conseguiti. Queste azioni hanno portato a un aumento di casi di aggressioni omofobiche e transfobiche.
Registrato anche in Germania un aumento della violenza contro le persone Lgbti. Una legislazione moderna inadeguata per proteggere le persone transgender e intersessuali e la mancanza d’un piano d’azione contro la violenza omofobica hanno fatto sì che la Germania scendesse dal 3 ° al 23 ° posto.
Un’attenzione particolare va prestata al Nord Africa, alcuni dei cui Paesi, tradizionali mete di viaggio preferite nel passato da persone soprattutto gay, vivono una stagione di maggiori discriminazioni e violenze omotransfobiche.
Tra essi il posto “migliore” è occupato dalla Tunisia: 122°. Segue poi il Marocco che, rispetto allo scorso anno, scende dal 157° al 159° dov’è allo stesso livello di Senegal, Mauritania, Russia, Haiti, Giamaica, Maldive e Zambia. L’Egitto è invece al 179° insieme col Sudan. Mentre, infine, l’Algeria non è registrata, la Libia è al 190° posto con Afghanistan ed Emirati Arabi.
Ultimi nella classifica quali Paesi più pericolosi per i viaggiatori Lgbti nuovamente Arabia Saudita, Somalia, Iran e Cecenia.