Diretto da David Coudyser (più conosciuto in Francia sotto il nome di Coudy) e realizzato il 20 aprile dalla neocostituita omonima ong, Purge è un cortometraggio «il cui scopo – come dichiarato dagli ideatori – è quello di portare l’attenzione sulla situazione estremamente urgente di uomini e donne in quotidiano pericolo di vita».
Il riferimento specifico è alla Cecenia e all’Azerbaigian che, pur essendo Stati membro del Consiglio d’Europa (la prima come Repubblica federata della Russia), vedono impunemente perpetrare nei loro confini e incoraggiare dai rispettivi governi violenze, torture e omicidi non di criminali ma «di persone innocenti. Tra febbraio e aprile 2017, centinaia di persone omosessuali, o percepite come tali, sono state rapite e detenute in campi di tortura nella regione di Grozny.
Una nuova epurazione è iniziata alla fine del 2018 in generale indifferenza».
Volendo appunto sollevare il velo della generale indifferenza, Purge prende spunto dalle parole del presidente ceceno Ramzan Kadyrov che, dopo aver negato l’esistenza di persone omosessuali nel suo Paese, ebbe ad affermare nel 2017: «Se in Cecenia ci fossero persone così, le forze dell’ordine non avrebbero nessun problema con loro perché sarebbero i parenti stessi a spedirli a quell’indirizzo dal quale non si ritorna».
Per poi concludere: «Tuo figlio è omosessuale? Regolati o lo Stato lo farà per te».
Ed è proprio a quest’ultima dichiarazione che si ispira Purge con la trasposizione immaginaria dello specifico dramma ceceno in un Paese, come la Francia, a 4.000 km da quello guidato da Kadyrov.
Viene così ricordato a spettatori e spettatrici che quanto succede da «qualche altra parte può accadere qui, un giorno, e che ogni violenza è semplicemente disumana, indipendentemente dalla situazione».
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