Il 56% degli italiani sono chiusi (28%) o spaventati (28%) nei confronti delle persone Lgbt e le maggiori resistenze si registrano tra chi ha più di 55 anni. Di contro il 62% ritiene che il Paese ha fatto “decisi passi in avanti” sul tema dei diritti civili e il 66% si dice favorevole alle unioni civili. Crescono consapevolezza e apertura tanto che il 75% ritiene che debba essere garantito il diritto a esprimere liberamente il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere, ma “l’ apertura” si riduce al 58% quando si parla di matrimoni e scende al 34% quando si affronta il tema del diritto alla genitorialità delle persone Lgbt.
È quanto emerge da un sondaggio Ipsos, realizzato per conto dell’Ufficio Antidiscriminazioni razziali (Unar) del Dipartimento per le Pari Opportunità in occasione della Giornata internazionale contro l’omotransfobia e presentato in un incontro moderato da Alessandro Cecchi Paone. A esso sono intervenuti Franco Grillini (presidente di Gaynet e direttore di Gaynews), Nando Pagnoncelli (presidente Ipsos), Marilisa D’Amico (docente di Diritto costituzionale e prorettrice alla Legalità, trasparenza e Pari diritti dell’Università statale di Milano) e Vincenzo Spadafora (sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle Pari Opportunità e alle Politiche giovanili).
L’indagine mostra una visione degli italiani molto critica rispetto alla società italiana che si delinea come un paese iniquo dove molti gruppi di persone vengono discriminati.
Una società tendenzialmente intollerante, dove ognuno pensa solo a sé stesso, dove le donne contano poco ed incapace di stare al passo coi tempi.
In questo quadro al primo posto per citazioni positive (sebbene con solo il 26%) vi è l’essere una società dove è possibile vivere il proprio orientamento sessuale. Gli italiani, sempre secondo il sondaggio Ipsos, ritengono che nei confronti del persone Lgbt le maggiori discriminazioni avvengano nel mondo del lavoro (56%), nella scuola e all’università (44%), nei servizi pubblici (43%) e nella sanità (35%). Sono duri a morire gli stereotipi che vedrebbe le persone gay essere particolarmente sensibili (52%) e predisposte per alcune professioni specifiche come moda e arte (48%), così come quelli legati all’idea che le persone omosessuali o bisessuali abbiano atteggiamenti “sopra le righe” (23%) o trasgressivi (20%).