A Piazzale Aldo Moro c’è il sole, nonostante le nuvole di poche ore prima. Sono le ore 16.00 del 17 maggio, Giornata internazionale contro l’omo-lesbo-bi-trans-afobia.
Tutto è pronto: la piazza si colora d’arcobaleno, parte la musica, centinaia di studenti e studentesse della Sapienza di Roma si ritrovano per sfilare dentro la città universitaria. Tra i tanti cartelli uno vede il rettore Eugenio Gaudio in versione drag queen contro il divieto dell’ateneo di tenere il laboratorio di drag (svolto anche senza autorizzazione e fondi).
La seconda edizione del Sapienza Pride, lanciata da Prisma – Collettivo LGBTQIA+ e Link Sapienza, ha inizio.
L’intervento di apertura è affidato a una studente asessuale che spiega le ragioni del Sapienza Pride. «Il sapere – dice – è eteropatriarcale. Il sapere inteso come strumento di potere che legittima o esclude le varie soggettività, che produce identità e norme utili ad alimentare lo status quo. La conoscenza non è neutra, ma è un prodotto dell’umano, non si limita solo a descrivere la realtà, ma la plasma, la definisce, la inserisce in precisi confini».
Esclusi da questi confini, ci sono proprio tutte le soggettività subalterne e non previste, tra le quali la comunità Lgbti+ e persone non bianche, donne, migranti, persone sierocoinvolte.
Il corteo si ferma di volta in volta davanti alcune facoltà simboliche. La prima è Farmacia, davanti la quale interviene un ragazzo trans sulla questione dei farmaci a base di testosterone fuori produzione in Italia e sui tentativi di patologizzazione della condizione trans.
Poi, le facoltà di Lettere e Matematica, di cui si sottolinea la diversità della composizione demografica, poiché la prima è a maggioranza femminile, la seconda maschile. L’intervento che accompagna questo passaggio spiega che i ruoli di genere, imposti sin dall’infanzia, e il binarismo su cui si fonda la società intervengono anche nella scelta delle facoltà e delle professioni a cui aspirare.
Il Sapienza Pride continua a sfilare per la città universitaria, ingrossando le sua fila, ricordando la vertenza vinta, grazie a Link e Prisma, sul centro antiviolenza d’Ateneo e sulla carriera alias per persone trans.
Si passa sotto il rettorato, che ha negato il finanziamento al festival organizzato da Prisma e Link. Quindi, davanti alla facoltà di Giurisprudenza e l’asilo d’ateneo, che non è accessibile alla platea studentesca. Poi ancora si sfila davanti alla cappella interna alla città universitaria contro quelle che Collettivo e Link ritengono posizioni di finta apertura del Vaticano nonché le sue ingerenze su decisioni dello Stato legate ai diritti della comunità Lgbt+.
Infine, si passa davanti la facoltà di Fisica e si ricordano le studiose dimenticate solo perché donne e il loro fondamentale contributo alla ricerca scientifica e filosofica.
Dopo aver attraversato la città universitaria con orgoglio, favolosità e irriverenza, ci si sposta per un aperitivo al Pratone, rilanciando sul Roma Pride dell’8 giugno e ricordando a tutta l’amministrazione d’Ateneo che nessuno sarà in grado di far tacere le esistenze Lgbt+ e che la lotta non si arresta certamente.
Guarda la GALLERY