Sabato 18 maggio, nella sede del comitato d’Arcigay, si è svolta la cerimonia di consegna del Premio Antinoo 2019, assegnato a Kurt Kelly, proprietario del storico Stonewall Inn Bar di New York, e Tree Sequoia, veterano dei moti di Stonewall.
A meno d’un mese di distanza li abbiamo raggiunti per riannodare insieme i fili della memoria e trarne valutazioni.
Tree, che cosa ricordi di quel 28 giugno di 50 anni fa?
Le irruzioni della polizia all’epoca erano frequenti anche perché era vietato servire alcolici alle persone dichiaratamente omosessuali. Non voglio dilungarmi molto sull’evolversi dei moti, sui quali si è scritto tanto. Voglio soltanto precisare che a dare inizio alla rivolta non fu il tacco di Sylvia Rivera quanto una pietra scagliata contro le vetrine del bar. Difficile, chiaramente, dire chi l’abbia scagliata.
Questo non significa negare il ruolo di Sylvia, che c’era nel locale quella notte come testimoniato da altri presenti, anche se io, personalmente, non la ricordo in quella notte. C’era inoltre Stormé DeLarverie, che ebbe un ruolo molto attivo nella rivolta ed è un personaggio troppo spesso dimenticato. Stormé DeLarverie è stato un noto Drag King ed era una donna che ha vissuto, per tutta la vita, come un uomo, restando, fino all’età di 88 anni, il buttafuori del bar di Christopher Street.
Quanto c’è di vero sul rapporto originario tra lo Stonewall Inn e la mafia?
Tutto vero. All’epoca il pub era in mano alla mafia, cui piacevano i soldi che portavano i gay. La mafia aveva capito che i gay avevano più soldi a disposizione e quindi facevano business rivolti ai gay. La mafia era interessata solo al guadagno e il livello d’igiene dei locali che controllava, tra cui lo Stonewall, erano scarsi. Non c’era acqua corrente!
La mafia poi pagava i poliziotti, di solito il venerdì e i poliziotti chiedevano i soldi perché il bar non era a norma. Per questo facevano irruzione. E per questo fecero irruzione anche quella notte! Adesso le cose sono molto diverse. Il 27 giugno ci sarà una festa e la polizia festeggerà con noi e c’è un’associazione Lgbt che si chiama Goal e raccoglie centinaia di poliziotti e rappresentanti delle forze dell’ordine e lo stesso sindaco di New York marcerà con noi per il Pride.
Come ha vissuto la collettività Lgbti newyorkese l’esplosione dell’Aids a poco meno di 15 anni dai moti di Stonewall?
La questione Hiv è l’altra parte importante della nostra storia. Negli anni ’80 era diventato di moda andare nei gay bar, ascoltare bella musica e frequentare bella gente. Anche per questo la comunità gay era più accettata. Nel 1983, poi, un magazine annunciò l’arrivo del “cancro dei gay”. E allora, di colpo, i locali si svuotarono. E quando apparve l’hiv, aumentò notevolmente la discriminazione. Quando comparve l’hiv, la gente aveva paura anche solo di toccare le persone omosessuali e gli affari andavano a rilento, perché la gente aveva paura di andare nei bar e avvicinarsi a una persona omosessuale. C’era tanta ignoranza. L’arrivo dell’Hiv ha fatto nascere un nuovo stigma. La morte per Aids di Rock Hudson ebbe un impatto notevole sul l’opinione pubblica, perché l’attore era stato anche deturpato dalla malattia.
La sua morte aprì gli occhi a tutti e si capì che nessuno era al sicuro, né omosessuale né etero.
Io ho perso molti amici a causa dell’Aids. L’80% dei miei amici è morto di Aids. Quando ci guardiamo negli occhi, noi che siamo ancora qui, ci chiediamo perché siamo ancora in vita. Io sono stato molto fortunato.
Kurt, tu hai comprato lo Stonewall Inn più di 10 anni fa. In che condizioni era?
Quando ho comprato lo Stonewall Inn, la mia mission è stata quella di risistemare il pub, mettere a posto una Monnalisa polverosa ed educare la gioventù. Chi lo aveva gestito in precedenza lo aveva fatto cadere a pezzi; c’erano perfino le tane dei topi!
Oggi i ragazzi non sanno davvero per cosa abbiamo lottato per poter amare liberamente chi vogliamo amare. I giovani non hanno più voglia di lottare e invece devono conoscere la nostra storia per andare avanti nel futuro. La gente sta dimenticando come si viveva prima dei moti di Stonewall e questo è molto pericoloso. Bisogna ricordare cosa abbiamo vissuto per ottenere i nostri diritti.
Qual è uno dei momenti più belli che hai vissuto in questi anni da proprietario dello Stonewall Inn?
Sicuramente quando Obama ha riconosciuto lo Stonewall Inn come monumento nazionale nel 2016. Obama è il primo presidente che ha apertamente parlato di Stonewall e della comunità . Credo sia stato davvero un passaggio epocale.