Contratto d’affitto firmato, cauzione di 1.200 3uro versata. Ma, proprio nel giorno in cui si svolgeva il Pavia Pride, la giovane coppia locataria, unitasi civilmente a Firenze e da poco trasferitasi a Cava Manara (Pv), ha subito un’umiliante discriminazione. Venuta a conoscenza che gli inquilini erano omosessuali, la proprietaria ha dichiarato: «Ai gay non affitto casa».
Sulla vicenda, riportata oggi in prima pagina dal quotidiano La Provincia Pavese, è intervenuto Simone Verni, consigliere regionale del M5s Lombardia, che ha commentato: «Purtroppo la discriminazione non è un concetto astratto, è qui, è ora, è ovunque dietro l’angolo. Pavia oggi è passata all’”onore” delle cronache per un episodio d’odiosa discriminazione e di ignoranza.
Quando entro in un ospedale, voglio avere un medico competente e non mi interessa se è maschio, femmina e con chi va a letto. Se affitto un appartamento, voglio avere un inquilino ben educato e che mi paghi regolarmente il canone d’affitto e non mi interessa sapere se è maschio, femmina e con chi va a letto.
Il vero male della nostra società è l’ignoranza che genera paura e diffidenza. Il pregiudizio genera intolleranza e razzismo».
Raggiunto telefonicamente da Gaynews, l’attivista Lgbti Giuseppe Polizzi ha dichiarato: «La discriminazione all’accesso a una casa per la comunità Lgbt sono all’ordine del giorno. Il nostro ordinamento difende le persone vittime di discriminazione, la legge è dalla nostra parte.
Serve denunciare sempre e consiglio di rivolgersi ad avvocati specializzati in tutela antidiscriminatoria. Il punto più delicato è la prova delle discriminazioni, ed allora occorre che della discriminazione il locatore di casa lasci “traccia” (utili in giudizio possono essere le prove documentali, come WhatsApp, email o quelle testimoniali). Bisogna avere coraggio, e sapere che quando si fa una battaglia del genere lo si fa per tutta la comunità Lgbti: denunciate, denunciate e denunciate».