Nella mattinata del 31 luglio, cinque giorni dopo l’approvazione della legge regionale emiliano-romagnola contro le discriminazioni da orientamento sessuale e identità di genere, Vincenzo Branà ha rassegnato le dimissioni da presidente del Cassero Lgbti Center e da componente «del consiglio direttivo, coerentemente a quanto già annunciato nella passata assemblea dei soci e delle socie».
E lo ha fatto attraverso una pubblica lettera che, indirizzata ai/alle tesserati/e dello storico circolo bolognese affiliato ad Arcigay e postata su Facebook, è stata accompagnata da innumerevoli commenti di apprezzamento per quanto fatto nel settennato di presidenza e di rammarico per la decisione presa.
A esprimere plauso per il lavoro svolto anche l’amministrazione comunale di Bologna attraverso una nota congiunta di Susanna Zaccaria, assessora alle Pari opportunità e Differenze di genere, ai Diritti Lgbti, al Contrasto alle discriminazioni, e Matteo Lepore, assessore alla Cultura, al Turismo e allo Sport.
«A Branà – si legge nel comunicato – riconosciamo di avere gestito il proprio ruolo con lungimiranza, autonomia e passione, aprendo una nuova stagione di collaborazione tra il Comune e il centro, tramite anche la sottoscrizione di una “Patto generale di collaborazione per la promozione e la tutela dei diritti delle persone e della comunità Lgbtqi nella città di Bologna” al quale hanno aderito tante associazioni cittadine.
A partire da quanto fatto e dal patrimonio consegnatoci da decenni di lotte per i diritti civili è nostra intenzione continuare a mantenere per il futuro un così importante livello di collaborazione e impegno con chi sarà chiamato a rappresentare il Cassero. Bologna è una città accogliente e libera, una luce accesa nei tempi bui, un arcobaleno che si accende dopo la tempesta».
Di seguito il testo della lettera di Vincenzo Branà:
Car*,
scrivo queste righe per rassegnare le mie dimissioni dal ruolo di presidente del Cassero e da membro del consiglio direttivo, coerentemente a quanto già annunciato nella passata assemblea dei soci e delle socie.
Come sapete sono diverse le ragioni che mi hanno portato a questa decisione, a lungo ponderata. Quando accettai, ormai quasi 7 anni fa, il ruolo di presidente, e più ancora quando venni rinnovato in quel ruolo con la lista Buon Vento, fissai, assieme alle persone che con me componevano il consiglio direttivo, una serie di obiettivi, che oggi possiamo dire essere tutti raggiunti. Certo, la lista delle cose da fare si allunga ogni giorno, ma credo sia giusto scegliere il momento migliore per costruire un passaggio di consegne, fisiologico e necessario in tutti i luoghi associativi. E credo che questo sia il momento migliore: il “buon vento” ci ha portato a navigare in acque più tranquille, le burrasche sono lontane, il timone può passare di mano. In questi anni al Cassero è cresciuta una generazione nuova di attivist*, caparbi e preparati, che sono certo sapranno assumersi a pieno questa responsabilità.
In questi anni credo di aver fatto del mio meglio per interpretare il mio ruolo non come uno status né tantomeno come un potere: ho scelto di concentrarmi sulla responsabilità che ne conseguiva e di assumerla con coscienza e serietà. Non sono sicuro di esserci sempre riuscito, saranno altri a doverlo dire, ma sono certo di averci ostinatamente provato.
Le responsabilità sono state tante e vi confesso che in certi momenti quel peso si è fatto sentire. Lascio l’incarico, quindi, non senza stanchezza, ma indubbiamente con la gioia e la soddisfazione per tutte le cose che abbiamo fatto assieme.
L’ultimo passaggio di questa lunga stagione è stato l’approvazione della legge regionale contro l’omotransfobia, che ha aggiunto un argomento in più a questa mia decisione: sono infatti pienamente consapevole del fatto che una parte del circolo non era e non è soddisfatto di quella legge e che ha vissuto le mie parole e le mie decisioni degli ultimi giorni come una forzatura. Una parte minoritaria, io credo, rispetto ai tanti e alle tante che l’hanno festeggiata. Ma al Cassero non ragioniamo per maggioranze, non è nel nostro dna. Pertanto credo che chi non si è sentito rappresentato dalle mie posizioni abbia tutto il diritto di prendere parola in una nuova fase congressuale per individuare una nuova leadership, una persona in grado di unire e fare sintesi, e quella persona evidentemente non sono più io. Se forzatura c’è stata, ci tengo a dirlo, si è verificata rispetto alle aspettative delle persone, non di certo rispetto alla prerogative statutarie, che con grande precisione definiscono i processi decisionali e i modi in cui questi processi possono essere allargati alla base sociale. Se tornassi indietro, rifarei esattamente le stesse cose, nello stesso identico modo in cui le ho fatte, guidato non da tornaconti personali o posizionamenti politici, ma dall’attenzione al primario interesse di tutta la comunità.
Il Cassero è una creatura straordinaria che si fonda su una storia – e dei valori – che appartengono a tutt* e che noi abbiamo l’onere e l’onore di accogliere e tramandare: mi sentirò sempre molto onorato di aver fatto parte di questa storia, di aver portato la sua voce, le sue istanze, il suo racconto. Ringrazio perciò tutte le persone con cui ho condiviso questa strada, per tratti brevi o lunghi, e che sono state – e sono certo rimarranno – la mia s-famiglia. Ringrazio Beppe, Franco, Diego, Samuele che mi hanno sempre sostenuto con le loro parole piene di saggezza e di rivoluzione. Ringrazio Samuel, la Lola, la sua storia straordinaria, l’onore che mi ha fatto ricevere da lui parole di sostegno. Grazie Bruno, Marinella, Angelo, Wawa, Emiliano, Coco, Saké, Maurizio, Sara, Daniele, Claudina che mi avete accolto quando la prima volta varcai quella porta. Un pensiero pieno d’amore alla mia Lucy e al giovane David, le cui storie mi hanno posto davanti sfide ambiziose e amicizie che vivo come un enorme privilegio. E altrettanto amore lo rivolgo a Flavia, la madre di tutt* noi, che mi ha fatto sentire forte anche nei momenti in cui la malattia la rendeva fragile. E a Simone, che mi manca ogni giorno, che vorrei ancora qui, a ridere, riflettere, parlare di noi, come era quando iniziai questo straordinario percorso.
Infine, permettetemi un ringraziamento a tutte le persone di questa città che ho incontrato sulla mia strada e che sono diventate complici e alleate delle nostre battaglie. A Susanna Zaccaria e a tutto l’ufficio pari opportunità del Comune per il loro lavoro quotidiano, tenace e appassionato che ha permesso un salto di qualità enorme a questa città. A Gabriella Montera, amica preziosa e alleata battagliera. Al sindaco e ai tanti assessori che mi hanno onorato della loro amicizia. Ai consiglieri e alle consigliere che nell’aula di Palazzo d’Accursio hanno sempre raccolto le nostre sfide, facendole loro. A Roberta Mori, donna straordinaria a cui dobbiamo tutt* tantissimo. A Emily e Federico, amici fraterni e insostituibili. A Rossella e a tutta l’Arci di Bologna, a Giulia e al Centro delle donne, a Carlo e a Piazza Grande, a Fabio e all’Opera di Padre Marella, a Samanta e alle straordinarie insegnanti di Falling Book, a Fiorenza e Andrea di Ateliersì, a Stefano e Andrea di Teatri di Vita, a Cira del Teatro di Casalecchio. Alle avvocate Rita Nanetti, Anna Tonioni e Luciana Buccolieri. A tutti quelli che non riesco a nominare in queste righe, perché questa lettera non diventi un fiume in piena, ma che ringrazio con tutto il cuore.
“Last but not least”: grazie a Stefano Brugnara, amico caro, e a Giorgio, l’amore mio, che ha trascorso tutti questi anni al mio fianco, con pazienza e cura, facendomi sempre sentire fortunato.
Il Cassero è e resterà la mia casa: pazza, ribelle, straordinaria.
Con tanto amore,
Vincenzo.