A poco più di una settimana dalle sanguinose aggressioni durante il Pride di Białystok e dalla campagna lanciata da Gazeta Polska (adesivi da destinare a lettori e lettrici con una grande croce nera su un arcobaleno e la scritta Questa è un’area senza Lgbt) si è registrato in Polonia un ennesimo attacco contro le persone Lgbti da parte di un componente della Conferenza episcopale nazionale (Kep).
Ma a scendere questa volta frontalmente in campo è stato l’arcivescovo di Cracovia (nonché vicepresidente della Kep) Marek Jędraszewski, che, durante l’omelia in occasione del 75° anniversario della rivolta di Varsavia, ha ieri denunciato la «peste arcobaleno» che minaccia «le anime, i cuori e le menti» dei polacchi.
Nel corso dell’anno il Paese dell’Est-Europa è divenuto (grazie a un’unità di intenti tra il partito al potere Prawo i Sprawiedliwość (Pis) e la locale gerarchia cattolica) teatro di una sempre più forte offensiva conservatrice contro quella che, chiamata «ideologia Lgbt» o «ideologia del gender», viene indicata quale minaccia alla stabilità del modello tradizionale di famiglia e causa di una presunta «sessualizzazione» dei bambini.
«La peste rossa non serpeggia più sulla nostra terra – ha dichiarato il presule – ma ne è emersa una nuova, neo-marxista, che vuole impadronirsi di anime, cuori e spiriti. Una peste che non è rossa ma arcobaleno».
Non si può non rilevare come Jędraszewski, nella guida dell’arcidiocesi di Cracovia, sia il diretto successore del cardinale 80enne Stanisław Dziwisz, già onnipotente segretario particolare di Giovanni Paolo II, le cui posizioni di rigida chiusura verso le persone Lgbti sono ben note.
Eppure, come messo in luce da Frédéric Martel nel libro-inchiesta Sodoma, da sempre gravano sull’influenye porporato voci di omosessualità mentre è documentato il sostegno dato dall’uomo di punta del pontificato woytjliano a ecclesiastici notoriamente gay o coinvolti in scandali sessuali.