La band olandese dei Within Temptation, tra le più note nel panorama del symphonic e gothic metal, ha ieri annullato il concerto in programma al festival di Byblos. Il gruppo, che si sarebbe dovuto esibire nella città libanese il 7 agosto, ha condannato il crescendo di «minacce violente» da parte di «fanatici religiosi» ai Mashrou’ Leila, accusati di violazione della «sacralità dei simboli cristiani».
Minacce tali da spingere la rockband (le cui canzoni affrontano spesso tematiche Lgbti e il cui frontman, Hamed Sinno, è dichiaratamente gay) ad aderire – non senza un lungo comunicato di chiarificazione – alle richieste dello staff organizzativo della kermesse, che, il 30 luglio, ha cancellato il concerto «in programma venerdì 9 agosto 2019 per prevenire spargimenti di sangue e mantenere sicurezza e stabilità».
Da qui la decisione dei Within Temptation «di annullare il nostro spettacolo a Byblos in solidarietà con i Mashrou’ Leila e a difesa della tolleranza, della libertà di parola ed espressione». Non senza un affondo alle autorità libanesi non «in grado di fornire sicurezza sì da consentire agli artisti di esibirsi tranquillamente».
Al riguardo Naji Baz, direttore artistico del festival, ha dichiarato di essere rattristato dalla decisione della band olandese, dicendosi tuttavia per nulla pentito di aver annullato il concerto dei Mashrou ‘Leila.
«La sicurezza dei nostri artisti e dei nostri spettatori è la nostra massima priorità – ha detto ieri all’Agence France Press – . “Non abbiamo mai cancellato nessuna esibizione del festival, anche nei momenti peggiori. Se lo abbiamo fatto questa volta, sicuramente con la rabbia nel cuore, è stato per assoluta necessità assoluta».
All’origine della querelle, come noto, il fotomontaggio d’una immagine mariana col viso della popstar Madonna, pubblicata nel 2015 dal frontman Hamed Sinno, apertamente gay, e rilanciata in giugno dal gruppo fb Jund al Rab (L’Esercito del Signore), creato ad hoc per impedire il concerto e scomparso a fine luglio dalla piattaforma. Ma anche i due brani Idol e Djinn, che minerebbero, secondo i componenti della gerarchia cattolico-maronita, i «valori religiosi e umani».
Con le 18 confessioni religiose, che ne caratterizzano il proprio tessuto sociale, il Libano è uno dei paesi più liberali del Medio Oriente. Ma i vertici gerarchici, soprattutto quelli maroniti, continuano a esercitare una grande influenza sulle questioni sociali e culturali. Per Human Rights Watch la cancellazione del concerto di Mashrou ‘Leila rappresenta «un passo indietro per il Libano».