«Altra Italia può essere davvero l’idea per tornare a dare voce a quella maggioranza silenziosa, come la chiamava Montanelli, ad oggi silenziata, disorientata e non rappresentata. I liberali autentici. Il ceto medio, l’Italia che lavora, produce, si dà da fare e cerca una piena realizzazione della propria esistenza in una Italia migliore di quello in cui stiamo vivendo ora».
Con queste parole Daniele Priori, segretario di GayLib, commentava il 1° agosto la proposta di una federazione di un «nuovo centro moderato», all’indomani dell’annuncio datone da Silvio Berlusconi.
Il plauso, con cui lui ed Enrico Oliari (presidente dell’associazione) hanno salutato il progetto del fondatore di Forza Italia, non è passato inosservato né a Marco Travaglio né a Paolo Mieli che, sulle rispettive colonne de Il Fatto Quotidiano e Il Corriere della Sera, ne hanno fatto oggetto di tagliente ironia e critica.
Abbiamo dunque raggiunto il diretto interessato, per saperne qualcosa di più.
Altra Italia e GayLib: non è uno strano matrimonio, di quelli che non s’hanno da fare?
Ad oggi Altra Italia è una suggestione lanciata con lungimiranza dal presidente Berlusconi nel punto più basso della parabola della sua creatura politica, Forza Italia. GayLib, invece, nei suoi oltre 20 di storia, per lo più, ahimè, incompresa e snobbata tanto dal movimento Lgbt quanto dai partiti del (fu) centrodestra italiano, ha sempre raggruppato per lo più gay liberali. Molti di loro negli anni hanno militato in Forza Italia, salvo poi vedersi costretti dalla tragica deriva sovranista, a tratti tardofascista, degli ultimi anni, a migrare altrove: chi in +Europa, chi con Renzi.
L’idea che prenda vita e forma il tentativo di creare una nuova casa comune per gli esuli da riportare alla terra natia ha pure, se vogliamo, qualcosa di romantico, se non fossimo qui a discettare di politica. Siccome però la politica, specie all’alba di un giorno nuovo, deve nutrirsi di realismo, dico che il rischio più grande di questo progetto – per me comunque affascinante e necessario – è che arrivi troppo tardi. Staremo a vedere se ci saranno tempo, energie, volontà e uomini per recuperare.
Della nota di GayLib hanno parlato, e fra l’altro criticamente, quotidiani importanti. Perché secondo lei?
Perché abbiamo un ottimo ufficio stampa, ovviamente (battuta ???) serio. Perché i madrepanza (maître à penser, ndr) del giornalismo italiano si stanno divertendo assai sul Berlusconi bollito, che a 83 anni rilancia e ci sono con lui persino i gay di centrodestra. Ohibò. Tipo animali da circo insomma. Ahimè ,il dibattito in Italia tra stampa e politica è di questo livello. Marco Travaglio riferendosi a Forza Italia ha parlato di ‘vilipendio di cadavere’. Io credo che anche la continenza verbale sia tra le virtù di un buon giornalista. Ma vabbè, non usciamo fuori tema.
Col presidente Oliari ha espresso grandi elogi a un tale progetto. Ma davvero crede che possa essere una soluzione a quella che lei, anche oggi sui social, chiama farsa-tragedia giallo-verde?
Al momento è una speranza. Una prospettiva. Ci vorrà tempo. L’autunno ci dirà qualcosa, speriamo. Anche perché temo che la farsa giallo-verde proseguirà per un po’. Si sono attorcigliati più di quanto immaginasse, credo, lo stesso Salvini. Le strategie di uscita non sono così larghe e indolori come sembrano. E siccome Salvini notoriamente la butta in caciara, bisognerà essere più bravi di lui a far casino, cercando di mettere dentro la giostra qualche contenuto in più, soprattutto presentabile e che ci riavvicini all’Europa. Idee liberali che, contrariamente a quanto dice Putin, sono tutt’altro che sconfitte dalla storia. Spero il Cav voglia ricordarlo allo Zar del Cremlino, suo grande amico, la prossima volta che lo vedrà.
Sghignazzare su Berlusconi, come lei rileva oggi su Fb, forse no. Ma credere che sia ancora capace di essere un’alternativa valida per il Paese…
Fuor di sghignazzo: Berlusconi ha indicato una strada, una possibilità, una strategia mentre tutto crolla. Altri anagraficamente molto più giovani di lui non lo hanno fatto. E mi riferisco in particolare all’ex enfant prodige Renzi che, in termini di proposta e visione, è stato superato ampiamente dall’euro Calenda.
Spero che la nostra storica amica Mara Carfagna voglia continuare a giocare di squadra con l’intelligenza e la lungimiranza che l’hanno sempre contraddistinta. I moti d’orgoglio quando la casa brucia servono solo a ritardare ulteriormente i soccorsi. E continuo a credere che in prospettiva, insieme al presidente Berlusconi – che peraltro a fronte dei suoi quasi 83 anni ha idee politiche molto più giovani e affascinanti di quelle di Di Maio -, proprio Mara Carfagna possa rappresentare al meglio il futuro di un’area liberale, moderata e riformatrice. In questo mi trovo completamente in linea con il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Micciché, un azzurro storico, peraltro padre del laboratorio politico vincente a Gela: un’alleanza civico-centrista con il meglio di Forza Italia e Pd riuscita a sconfiggere in due turni prima la Lega poi il M5S. Devo essere più chiaro?
Davvero ritiene che si possa essere gay e di destra sostenendo un leader, le cui uscite omofobe nel passato sono note e i cui uomini di partito continuano a non essere da meno? In pratica, come si sente un Daniele Priori, quando sa, ad esempio, che consiglieri regionali si sono opposti a oltranza – con emendamenti spesso offensivi – alla recente approvazione del pdl emiliano-romagnolo contro l’omotransfobia?
Il mio grande ex direttore, di cui oggi mi onoro di essere anche amico, Giordano Bruno Guerri, ai tempi de L’Indipendente che ospitò la mia rubrica dal titolo eloquente La Gaya Destra, mi ripeteva spesso, specie ogni volta che da furente 22enne mi spazientivo,: ‘Bisogna educarli’. Aveva ragione lui. Sono passati 15 anni. Molto è migliorato, molto è peggiorato. Purtroppo, tornando a bomba, tutto è figlio della pessima polarizzazione in corso, specie a destra, dove l’eco della fogna evocata dai toni di Salvini e Meloni è tornata prepotentemente in auge. È per questo che è tempo di elaborare massimi comun divisori, minimi comuni multipli – speriamo soprattutto multipli – fare una sintesi e ripartire coraggiosamente. Dialogando, educando instancabilmente ma anche lasciando alle spalle senza rimpianti le scorie nostalgiche di passati da archiviare.
Per concludere, ma è vero che l’ex Cav e Tajani hanno apprezzato il vostro pubblico sostegno?
Guardi, la voce mi è giunta da ambienti vicini al presidente Tajani. E la cosa mi ha fatto, se possibile, ancor più piacere. Perché avevo sempre ritenuto l’ex presidente dell’Europarlamento un po’ più conservatore su talune tematiche. Invece, a quanto pare… Bene così. Noi siamo qui, come sempre da 22 anni.
Quanto al presidente Berlusconi, a fronte di qualche barzelletta, alle quali, lo sappiamo, non sa resistere, ai tempi dell’approvazione delle unioni civili, in quel biennio 2014/2016 così complicato per lui dal punto di vista personale, quanto virtuoso per la comunità lgbt, ha dato vita, proprio insieme a Mara Carfagna e a Francesca Pascale, a un’opera di fondamentale tessitura silenziosa.
Non dimentichiamo che le unioni civili sono passate anche con i voti del Nuovo Centrodestra e con astensioni e qualche voto favorevole di Forza Italia, che sui temi etici ha lasciato sempre totale libertà di coscienza. Le persone si giudicano dai fatti. Gli uomini politici soprattutto dalla lungimiranza. Sfido il più acerrimo dei suoi avversari ad accusare l’ex quattro volte premier di miopia politica. Lunga vita e lunga ‘vista’ al Cav. Sì, io spero proprio che anche la ‘visione’ di un’Altra Italia possibile si illumini presto di vita vera. Noi siamo qua, lo ripeto, pronti ad agire.