A tre settimane dal Pride di Białystok, caratterizzato da insulti e aggressioni ai partecipanti, ha avuto oggi luogo quello di Płock sotto la sorveglianza di un imponente cordone di polizia. 2.000 persone hanno sfilato per le strade della città polacca gridando: Libertà, uguaglianza, democrazia e Vi amiamo anche noi.
In prima fila alla marcia dell’uguaglianza il leader progressista del partito Wiosna (primavera) ed eurodeputato Robert Biedrón, dichiaratamente gay. Insieme con lui anche gli omologhi Rasmus Andresen (Germania) e Julie Ward (Regno Unito).
La presenza di poliziotti in tenuta antisommossa ha impedito che potessero irrompere tra i partecipanti al Pride gli ultranazionalisti di destra, organizzatori della contromanifestazione Blokujemy paradę „Równości” w Płocku (Blocchiamo la marcia dell’uguaglianza a Płock).
Il presidio di protesta ha avuto luogo a distanza tra insulti e attacchi al Pride. A seguito del discorso di un oratore, che ha dichiarato: «Gli slogan di uguaglianza e tolleranza sono solo bla–bla, destinati a coprire la diffusione dell’ideologia Lgbti», un gruppo di giovani ha cantato: «Qui c’è la Polonia e non Bruxelles, qui non sosteniamo deviazioni».
Come già successo a Białystok, anche a Płock l’episcopato locale ha fortemente contribuito ad alimentare la polemica contro «l’ideologia malata Lgbt a danno dalla famiglia tradizionale». Queste le parole pronunciate il 4 agosto da Mirosław Milewski, vescovo ausiliare di Plock, che aveva anche definito i Pride «marce immorali» e i loro partecipanti «persone senza Dio».
Il tutto a poche settimane dal 13 ottobre, giorno in cui i polacchi si recheranno alle urne per il rinnovo del Parlamento di Varsavia, con il partito al potere PiS, che, vicino all’episcopato cattolico, ha fatto dell’opposizione ai diritti delle persone Lgbti uno dei cavalli di battaglia elettorali.
A Cracovia, invece, circa 3000 persone, si sono radunate davanti alla residenza dell’arcivescovo Marek Jędraszewski, per esprimere il proprio sostegno al presule, attaccato dopo l’omelia del 1° agosto in cui aveva parlato di una «peste arcobaleno», che «vuole impadronirsi di anime, cuori e spiriti. Una peste che non è rossa ma arcobaleno».
In solidarietà al presule, che ha spiegato di aver attaccato unicamente l’ideologia Lgbti e non le persone, sono state innalzate pubbliche preghiere e cantati brani devozionali nonché l’inno nazionale polacco.
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