Pensando alla sifilide, la mente è portata a evocare scenari comuni al secolo scorso. I casi di nuove infezioni erano vertiginosamente diminuiti negli anni ’80 e ’90. Ma, dopo un leggero aumento nei primi anni 2000, la sifilide è tornata e, per giunta, in maniera preponderante.
Per quanto riguarda il Regno Unito, negli ultimi cinque anni il numero di casi diagnosticati è più che raddoppiato e, la maggior parte di essi, riguarda uomini gay o bisessuali con un aumento, in ogni caso, anche tra persone eterosessuali. La metà delle diagnosi complessive, inoltre, interessa la città di Londra.
A giugno, nel documento Addressing the increase in syphilis in England: PHE Action Plan, l’agenzia Public Health England del Dipartimento della Salute ha rilevato come ci sia stato “un sostanziale aumento del numero di diagnosi di sifilide in Inghilterra tra il 2008 e il 2018. Dopo un graduale aumento tra il 2000 e il 2012, le nuove diagnosi di sifilide sono aumentate rapidamente dal 2013 al 2018 (da 3.344 a 7.541) con un incremento del 5,5% tra il 2017 e il 2018.
La maggior parte (75%) delle diagnosi di sifilide riguarda uomini gay, bisessuali e altri uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM). Ma c’è stato anche un aumento del numero di diagnosi relativamente a persone eterosessuali tra il 2013 e il 2018 (da 775 a 1.391). Senza contare i casi di sifilide congenita.”
Tra le cause di un tale incremento c’è indubbiamente il taglio ai servizi di salute sessuale. Una recente interrogazione parlamentare ha dimostrato come, negli ultimi tre anni, siano stati effettuati 250.000 controlli in meno. Mentre le amministrazioni locali sono impegnate a far quadrare i propri bilanciare sanitari, le cliniche non sono in grado di garantire servizi fondamentali come una volta.
Le conseguenze sono chiare. Le persone con Ist non diagnosticate, essendone ignare, le trasmettono ad altre. Inoltre, i tagli ai budget per la salute pubblica significano meno istruzione e consapevolezza sulle Ist in atto. A controbilanciare fortunatamente la situazione organizzazioni impegnate sul campo, di cui si è precedentemente parlato su Gaynews.
Al riguardo, visto l’impegno delle stesse nella promozione della PrEP per prevenire l’Hiv, viene solitamente posta da più parti una domanda: L’uso della PrEP non porta ad un aumento delle altre Ist? Si può rispondere con un forse, ma è necessario rilevare come la profilassi pre-espositiva abbia portato alla più grande riduzione dell’Hiv, mai vista, tra le persone gay e bisessuali a Londra. Sappiamo, d’altra parte, che l’aumento delle Ist è iniziato ancor prima che si affermasse l’uso della PrEP. Esso si è andato poi registrando anche in gruppi di persone che non accedono alla profilassi pre-espositiva.
Personalmente la soluzione, che consiglio sempre, è quella della prevenzione combinata. Utilizzare, cioè, il preservativo per difendersi dalle Ist insieme con la PrEP per evitare nuove infezioni da Hiv. Questo approccio è indubbiamente il più sicuro e quello capace di fugare le ansie connesse all’eventuale rottura del preservativo. Allo stesso tempo rende meno vulnerabili alla trasmissione delle Ist.