Ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo contro la catena di panetterie Ashers Baking di Belfast, i cui proprietari Daniel e Amy McArthur si erano rifiutati di decorare, per convinzioni religiose, una torta col messaggio Support Gay Marriage richiesta dall’attivista Gareth Lee.
Condannata in 1° grado nel 2015 e poi in appello, l’Ashers Baking Company si era rivolta alla Corte Suprema del Regno Unito, che con sentenza UKSC 49 ha annullato, lo scorso anno, i precedenti verdetti. Il tribunale ha affermato che non vi era stata alcuna discriminazione nei confronti di Lee e che il diniego di Ashers riguardava unicamente il messaggio che era stato loro chiesto di promuovere. Cosa, fra l’altro, costantemente ribadita dai coniugi McArthur.
La Suprema Corte ha inoltre stabilito che le persone nel Regno Unito non possono essere legalmente costrette a promuovere un messaggio con cui sono in disaccordo.
A distanza di un anno il caso della torta gay, come è stato ribattezzato dai media britannici, torna oggi alla ribalta col ricorso a Strasburgo da parte dell’avvocato Ciaran Moynagh, legale di Lee, che ha dichiarato alla Thomas Reuters Foundation: «La sentenza della Corte Suprema crea il rischio che alcune persone possano temere di entrare in alcuni negozi», ritenendo ciò «una posizione pericolosa per gruppi minoritari e persone vulnerabili».
Ma a sollevare dubbi sull’opportunità del ricorso e sulla natura discriminatoria del rifiuto dell’Ashers Baking Company sono proprio voci autorevoli dell’attivismo Lgbti britannico.
Tra questi, soprattutto, Peter Gary Tatchell, cofondatore di OutRage!, che ha dichiarato alla Reuters: «Ashers non si è rifiutata di servire un cliente gay, il che sarebbe stato sbagliato e giustamente illegale. Si sono invece rifiutati di apporre su una torta la scritta: Sostengo il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Allo stesso modo, non credo che un fornaio gay dovrebbe essere costretto a decorare una torta che si oppone al gay marriage».