All’indomani della 1° marcia dell’uguaglianza (Marsz Równości) – come è chiamato in Polonia il Pride – di Radomsko, dove circa 300 persone hanno sfilato sotto scorta della polizia mentre un gruppo di ultranazionalisti lanciava uova e urlava insulti omofobi, Jarosław Aleksander Kaczyński è andato all’attacco di quello che ha definito «teatro itinerante».
In vista delle elezioni parlamentari del 13 ottobre, il leader del partito al potere Prawo i Sprawiedliwość (PiS) è tornato a utilizzare l’argomento dei diritti Lgbti quale pericolosa idea occidentale che mina i valori cattolici tradizionali della Polonia.
«È una dura offensiva – ha dichiarato oggi a Stalowa Wola nel corso di un pic-nic delle famiglie – questo teatro itinerante, che sta andando in scena in diverse città per provocare e poi piangere. Siamo noi a essere danneggiati da un tale teatro, che deve essere smascherato ed eliminato».
Kaczyński ha quindi invocato una piena applicazione delle leggi per «regolare la questione», aggiungendo di essere «grato» all’arcivescovo di Cracovia, Marek Jędraszewski, per aver dichiarato che la Polonia è infettata da una «peste arcobaleno» peggiore di quella bolscevica.
Ha ribadito che solo il PiS può difendere la Chiesa cattolica e scacciare le minacce occidentali alla famiglia tradizionale: «Dobbiamo vivere in libertà – ha affermato – e non essere soggetti a tutto ciò che sta accadendo a ovest dei nostri confini, dove la libertà viene eliminata».
Al pic-nic delle famiglie di Stalona Wola, ampiamente pubblicizzato da Radio Maryja e simile a quello organizzato a Białystok il 20 luglio in opposizione al Pride, hanno preso parte il primo ministro Mateusz Morawiecki e l’ex premier Beata Maria Szydło.
Gli analisti politici sono del parere che la violenta campagna del PiS sia strategica per compattare l’elettorato rurale conservatore in vista del 13 ottobre, dalle cui urne, in base ai sondaggi, dovrebbe uscire vincente per un nuovo mandato governativo quadriennale.
Le associazioni Lgbti e i partiti di opposizione extraparlamentare ritengono, invece, il partito di Kaczyński e l’episcopato cattolico responsabili del clima di violenza verso la collettività arcobaleno per quella, che nelle ultime settimane, continua a essere condannata come ideologia Lgbti e parossisticamente indicata quale fonte di danno per l’identità nazionale e il modello tradizionale di famiglia.
Come noto, il 20 luglio un gruppo di ultranazionalisti di destra ha fatto irruzione tra le persone partecipanti al Pride di Białystok, aggredendone e picchiandone alcune tra insulti e lancio di pietre, bottiglie di urina, immondizia. Ciò ha fatto sì che le successive marce dell’uguaglianza, sia a Płock (10 agosto) sia a Radomsko (17 agosto), si siano svolte con un cordone di sicurezza.
Per sollevare la pubblica attenzione sulla situazione della collettività Lgbti polacca, All Out ha lanciato, meno di due settimane fa, una petizione per chiedere un intervento efficace da parte di Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Europea, e di Ursula von der Leyen, presidente eletta della Commissione Europea.