Dopo il recente caso di Federica Mauriello ancora due donne transgender vittime di discriminazione da parte della polizia aeroportuale a Sharm el-Sheikh. Si tratta della 43enne Loredana Corallo e della 45enne Mikela Sannicandro, entrambe originarie di Bitonto (Ba).
Alla base del fermo, in attesa del rimpatrio in Italia, i dati anagrafici al maschile sui rispettivi documenti, considerati, come riferito da Giuseppe Galliani, avvocato della famiglia Sannicandro, «una discrasia rispetto all’aspetto esteriore».
A denunciare ieri l’accaduto con un post su Facebook Anthony Di Gioia, amico di Loredana e Mikela, testimone diretto del fermo in aeroporto.
Intanto il ministero per gli Affari esteri ha diramato una nota in cui si comunica che «l’ambasciata d’Italia al Cairo, in stretto accordo con la Farnesina, si è immediatamente attivata ed è in contatto con le autorità locali e le connazionali, bloccate all’aeroporto di Sharm el-Sheikh, per prestare loro ogni possibile assistenza e agevolarne il rientro in Italia».
Rientro che sarà effettuato in serata, come chiarito all’Ansa dall’avvocato Giuseppe Galliani. «Ho avuto – così il legale – un contatto con l’Ambasciata italiana al Cairo, che era già al corrente della vicenda, e poi con il console». Da quest’ultimo Galliani è stato rassicurato del buon trattamento riservato a Loredana e a Mikela, non hanno avuto alcun problema di vitto o alloggio.
In ogni caso, per quanto competerebbe ai tour operator pre-informare di tutti i rischi cui si va incontro nella meta estera di viaggio, una prima grave lacuna è riscontrabile sul portale Viaggiaresicuri.it, direttamente curato dall’Unità di crisi della Farnesina: tra le avvertenze sulla sicurezza dei singoli Paesi non figura mai alcuna menzione alle discriminazioni legate all’orientamento sessuale e identità di genere soprattutto laddove l’omosessualità e il transgenderismo sono perseguiti penalmente come reato.