Con il taglio del nastro in via S. Giovanni in Laterano è iniziata il 3 giugno la Gay Croisette che, sotto la direzione artistica di Diego Longobardi, costituisce la settimana di eventi preparatori alla grande parata del 10 giugno. Tra questi è apparso d’indubbia importanza il dibattito Diritti umani: One Struggle, One Fight. Una sola lotta, una sola battaglia, tenutosi ieri sera e moderato dal giornalista di Huffington Post Simone Alliva. Tra i relatori l’ex ministra Emma Bonino, il senatore Luigi Manconi, l’attivista di All Out Yuri Guaiana e il portavoce del Roma Pride Sebastiano Secci.
Emma Bonino, che dal palco ha invitato le persone Lgbti a essere meno autorefenziali e ad aprirsi maggiormente per fare rete, ha espressamente indicato come esempio al riguardo la sensibilizzazione al tema della procreazione medicalmente assistita. Al termine del suo intervento Gaynews ha chiesto un suo parere sulla pratica della gpa anche a seguito del comunicato Utero in affitto, sottoscritto da alcune femministe della differenza, dal presidente di Equality Italia e dalla presidente di Arcilesbica Nazionale in reazione alla chiara presa di posizione del documento politico del Coordinamento Roma Pride.
«Trovo tutto ciò assurdo – ha dichiarato la leader storica dei Radicali -. Bisogna innanzitutto dire che la legge 40 oramai non esiste più grazie alla testardaggine di alcune coppie, che sono arrivate fino alla Corte Costituzionale aiutate e sostenute dall’Associazione Coscioni.. L’idea del “se a me non piace, non si deve fare” è una posizione che ha guidato tutte le repressioni storiche sui diritti civili o non civili. In più io non credo al proibizionismo. È molto semplice. Orbene, sarà difficile (ma non è vero perché è stato fatto in altri Paesi) ma è necessario regolamentare questa pratica. Regolamentazione, che cerchi di limitare lo sfruttamento della donna.
C’è chi vorrebbe renderla un reato mondiale. Finché a farlo sono politici di determinate aree, uno lo dà per scontato perché fa parte d’una loro consistente idea pseudoculturale o culturale che sia. Quello che trovo assolutamente surreale è che gruppi, anche di femministe (da qualcuno definite da caverna), assumano questa posizione proibizionista. Ora l’assunto dell’io non lo farei trasformato nel tu non lo devi fare è totalmente da superare come si è sempre fatto. Per questo il femminismo ha superato l’idea dell’io non abortirei, quindi tu non devi abortire. E adesso si torna paradossalmente al principio personalistico dell’io non lo farei, per altro legittimo, per arrivare a quello del tu non lo devi fare. Da un punto di vista culturale mi è completamente estraneo. Dal punto di vista dell’efficacia è assolutamente impossibile»