Alessio Arena è uno scrittore e cantautore napoletano che, da alcuni anni, vive e lavora in Spagna. Bestiari(o) familiar(e) è il suo primo album plurilingue che, registrato tra Barcellona (con gli arrangiamenti e la produzione di Clara Peya e del pianista/batterista Toni Pagès) e Napoli (sotto l’egida della Nuova Compagnia di Canto Popolare), è stato prodotto da diMusicaInMusica. Il singolo Tutto quello che so dei satelliti di Urano entra a far parte della rosa delle canzoni finaliste a Musicultura 2013, festival della canzone d’autore italiana, facendo poi vincere ad Arena il premio al vincitore assoluto di questa edizione e la targa Afi (Associazione fonografici italiani) quale miglior progetto discografico.
Nel 2016 esce l’album La secreta danza, che vanta la partecipazioni di personaggi chiave dell’attuale scena musicale iberica come El Kanka, Pau Figueres, Marta Robles de Las Migas e il maestro Amancio Prada. Proprio ne La secreta danza è contenuto il brano Lorenzo, che racconta la storia di un ragazzo gay che sogna di scappare dall’Italia alla ricerca di una vita migliore. Come scrittore, “scoperto” da Matteo B. Bianchi, ha scritto romanzi, racconti e testi per il teatro. La sua ultima opera narrativa è il romanzo La letteratura tamil a Napoli, pubblicato da Neri Pozza nella collana Bloom nel settembre 2014.
All’indomani del tragico attentato di Barcellona contattiamo Alessio Arena a Barcellona dove, proprio oggi, avrebbe dovuto esibirsi con i suoi musicisti.
Alessio, come stai vivendo e come sta vivendo Barcellona queste ore a ridosso dell’attentato?
Questa mattina c’è stata una grande concentrazione a Plaza Catalunya. Erano presenti le istituzioni del governo autonomo e quelle nazionali. C’è stata una partecipazione massiccia e commossa.
Ieri le notizie sono arrivate in maniera confusa come capita sempre sui social. Io mi trovavo al Raval, quartiere contiguo a quello in cui vivo, quartiere in cui pare sia fuggito l’attentatore della Rambla dopo l’attentato. Nel panico del momento io sono rimasto chiuso in un negozio mentre cercavo di capire cosa fosse accaduto. Nel negozio c’erano solo persone che parlano l’urdu: Raval è infatti il quartiere dei pakistani e degli indiani del Bangladesh, che spesso non parlano una parola di spagnolo.
Ho atteso che ci facessero uscire e poi mi sono avviato verso casa, dove avevo una prova con alcuni musicisti che mi accompagnano in un concerto che avrei dovuto fare oggi. Proprio qui a Barcellona nella Festa Major de Gràcia. Ma è stato annullato come tutti gli altri concerti e spettacoli nella capitale catalana.
Quest’attentato ha minato il cuore di una città simbolo del turismo e del divertimento. Credi che questa tragedia possa avere specifiche conseguenze?
Immagino che anche a Barcellona accadrà quanto accaduto a Parigi. Per un po’ di tempo ci sarà una grande paura. Poi i problemi di tutti i giorni diventeranno una distrazione sufficiente almeno per gli abitanti della città. Del resto oggi non si è sicuri in nessun luogo. Il rischio è ovunque.
Credi sia possibile che episodi del genere alimentino fenomeni di razzismo e di islamofobia a Barcellona?
Bisogna dire che la comunità islamica di Barcellona ha ripudiato pubblicamente l’attentato con un rapidissimo e deciso comunicato stampa ufficiale. In Catalogna ci sono almeno 200 moschee e si iniziano a vedere donne con il velo anche negli impieghi pubblici. Non credo la città avrà una reazione razzista. Barcellona è un posto di libertà e accoglienza. No tinc por: abbiamo infatti urlato tutte e tutti stamattina a Plaza Catalunya.