Con un tweet Ercan Topaka, governatore di Ankara, ha annunciato nelle scorse ore il divieto a tempo indeterminato di ogni manifestazione cinematografica e artistica organizzata da gruppi Lgbti. Divieto che, interessante la città metropolitana e l’omonima provincia, è stato formalizzato attraverso un comunicato pubblicato sul sito del Governatorato. Il motivo? Il rispetto delle diverse sensibilità e la prevenzione di possibili atti dettati da odio e ostilità nei riguardi di eventi non accettati da parte della popolazione turca.
LGBTi veya LGBTT tarafından yapılacak film gösterilerinin Ankara sınırlarında yasaklanmasına ilişkin basın duyurusu https://t.co/ciKL8ErqZq
— Ercan Topaca (@TopacaErcan) 19 novembre 2017
Utilizzato, dunque, ancora una volta la motivazione speciosa della pubblica sicurezza, cui era ricorso anche il governatore di Istanbul per reprimere il Pride del 24 giugno scorso.
Le associazioni turche Pink Life e Kaos Gl hanno denunciato il carattere palesemente discriminatorio di espressioni presenti nel comunicato come “tutela della moralità”, “sensibilità sociali”, “pubblica sicurezza”, “protezione dei diritti e delle libertà di altre persone“. Hanno inoltre rimarcato come il divieto del 18 novembre violi gli articoli 10 (sull’uguaglianza) e 26 (sulla libertà di parola) della Costituzione turca.
La presa d’atto di Ercan Topaka è l’ultimo episodio d’un’escalation di reazioni governative anti-Lgbti.
Solo alcuni giorni fa il presidente Recep Tayyip Erdoğan aveva attaccato il proposito preso dell’amministrazione municipale di Nilüfer, retta da un esponente del Partito Repubblicano del Popolo (Chp), di voler raggiungere nei comitati di quartiere la percentuale di un terzo di donne, un terzo di giovani, un quinto di persone disabili e un quinto di componenti della collettività Lgbti. Dichiarazioni liquidate come riprova di un’offensiva ai «valori della nostra nazione».