Un piano di totale riorganizzazione quello che Laura Milani, presidente del Museo nazionale del Cinema, si appresta a varare all’ombra della Mole. Piano che, riguardante tanto la storica istituzione torinese quanto i festival connessi (dal Tff a Lovers Film Festival e Cinema Ambiente), sarà presentato domani in conferenza stampa. Ma sul quale al momento nessuno sa veramente nulla se non in linee generali.
La cosa sta mettendo in allarme tutti. Anche perché l’idea di colei, che Gabriele Ferraris ha definito su Il Corriere della Sera con toni sarcastici la “solitaria Assertiva”, è quella di accorpare i due festival minori a quello principale del Torino Film Festival (o Tff). Per cui anche lo storico Lovers Film Festival – Torino LGBTQI Visions, fondato da Ottavio Mai (di cui ricorre quest’anno il 25° anniversario della morte) e Giovanni Minerba nel 1986 col nome Torino Glbt Film Festival – Da Sodoma a Hollywood, rischia così di essere condannato a una lunga agonia.
Meglio la chiusura immediata perciò per il Coordinamento Torino Pride, che nella Lettera aperta a tutte e tutti coloro che hanno a cuore le sorti del Festival Lovers già Cinema Gay ha attaccato la presidente Milani, avendo lei assicurato, all’assunzione del mandato, previe convocazioni delle associazioni Lgbti in riferimento alla storica manifestazione. Eccone il testo:
Il Coordinamento Torino Pride – membro di Ilga Europe (l’organizzazione internazionale non governativa che riunisce 422 realtà LGBTQI di 45 Paesi europei) e costituito dalle associazioni lesbiche, gay, bisessuali e transgender operanti sul territorio della Regione Piemonte, insieme a realtà non LGBT impegnate nel sostegno dei valori della laicità, del rispetto delle differenze – ha da sempre a cuore le sorti del Festival Lovers già Cinema Gay: la manifestazione culturale che, più di ogni altra, è stata e rimane il riferimento per la comunità LGBT non solo torinese.
Leggendo quanto scrivono alcuni media rispetto a Lovers e, più in generale, rispetto ai due festival “minori” del Museo Nazionale del Cinema di Torino, siamo francamente tutte e tutti in forte apprensione e, per questo, nei giorni scorsi abbiamo scritto alla presidente del museo Laura Milani che ci riceverà volentieri a partire dal 5 dicembre dopo che il suo piano sulla riorganizzazione del Museo e dei suoi festival sarà già stato presentato.
Progressisti, come necessariamente sono tutti coloro che fanno attivismo, siamo apertissimi all’idea di un festival in evoluzione che però mantenga intatta la sua autonomia e la sua declinazione. Per evitare che, con un sol colpo di pennello, vengano cancellati i due più importanti atout della più che trentennale manifestazione:
– il valore sociale, oltre che culturale, e il ruolo che ha, non solo per la comunità ma per tutte le persone intelligenti;
– e la storia che porta con sé e che ora è patrimonio, non solo del Museo del Cinema ma di tutte le cittadine e i cittadini. Un valore che il festival ha e che gli è riconosciuto a livello mondiale. Snaturarlo, trasformarlo in una sezione o chissà cos’altro, farebbe evaporare un patrimonio acquisito – al netto di edizioni più o meno riuscite – che sarebbe folle disperdere.
Si abbia piuttosto il coraggio politico di sostenerlo davvero o di prendere la decisione di chiuderlo. Invece di condannarlo a un’agonia lenta e a spese dei contribuenti.
La Comunità LGBT – come il Festival, il Museo e la politica sanno bene – è pronta a fare la sua parte qualora voluta.