Il testamento biologico è legge. Dopo anni di vicende che hanno scosso l’opinione pubblica, dai casi Englaro e Welby fino all’ultima vicenda di Dj Fabo, il Parlamento riesce finalmente a legiferare sul fine vita.
L’AUTODETERMINAZIONE
Un tema complesso e articolato che riguarda l’autodeterminazione e la libertà individuale.
Perché si è resa necessaria una legge simile? La risposta sta nell’incredibile progresso delle tecnologie biomediche avvenuto negli ultimi decenni. I concetti di morte, vita e malattia hanno assunto dei connotati prima impensabili. Situazioni nuove e diverse tra loro: stato vegetativo permanente, stadi terminali di malattie neurodegenerative, stati di paralisi quasi completa a seguito di incidenti mortali. La scienza consente oggi di sopravvivere in condizioni prima impossibili, spesso in enorme sofferenza, creando uno spazio in cui la libertà di scelta delle persone è spesso negata e deve sottostare a ideologie imposte dall’alto.
LE DAT
Le disposizioni anticipate di trattamento (DAT) introdotte nella legge sono un primo fondamentale tassello nel garantire l’autodeterminazione delle persone in questi nuovi spazi della vita. Le DAT consentono a ciascuno e ciascuna di noi di decidere come e se curarci in una ipotetica situazione in cui non saremo capaci di esprimersi.
Il punto nodale riguarda il riconoscimento definitivo dell’idroalimentazione artificiale come terapia e non come sostegno vitale (diverso quindi dal cibo e dall’acqua che si assumono ordinariamente). In tal modo, il sondino nasogastrico con cui era alimentata ad esempio Eluana Englaro rientra definitivamente nel diritto costituzionale al rifiuto delle cure. Le DAT possono essere modificate in qualunque momento e possono essere riconsiderate (dal medico e dall’apposito fiduciario nominato dal paziente), qualora fossero disponibili nuove terapie che il paziente non conosceva al momento della sottoscrizione delle sue volontà.
L’EUTANASIA È UN ALTRO TEMA
La legge non consente la possibilità per il paziente di richiedere il suicidio assistito o l’eutanasia, ma solo di poter rifiutare, in una futura situazione di incoscienza determinate terapie essenziali che impongono una vita letteralmente attaccata alle macchine.
Il tema dell’eutanasia, che ha riguardato da vicino la battaglia di Dj Fabo, contempla altre situazioni di sofferenza e malattia irreversibile sulle quali il dibattito pubblico è destinato a proseguire.
ANALOGIE CON IL DIBATTITO SULLE UNIONI CIVILI
Non sono mancati, anche questa volta, i tentavi delle forze conservatrici di ostacolare la legge. L’incredibile analogia che salta agli occhi è la mistificazione della realtà in nome dell’ideologia.
Secondo Giovanardi, Eluana Englaro stava fisicamente bene. Secondo Centinaio non si possono togliere “alimenti e bevande” ai malati, come se di quello si stesse parlando. Argomenti che ricordano molto bene la tremenda minaccia per la “famiglia naturale” rappresentata dalle unioni civili e il “mostro” gender che “omosessualizza” i bambini.
Le ideologie si distinguono dalle idee per la loro tendenza ad imporsi sulla libertà delle persone e anche sulla realtà dei fatti scientifici.
UN PAESE LAICO CHE DISCUTE DI REGOLE
La battaglia sull’autodeterminazione del paziente è un risultato anche per chi si batte sul fronte dei diritti civili delle persone lgbti, perché da oggi possiamo dire che viviamo in un Paese più laico, che ha saputo per una volta distinguere il terreno del “pro e contro” dal terreno della regolamentazione di un fenomeno nella tutela della libertà di scelta.
Un ragionamento proprio dello Stato di diritto che spesso viene messo da parte nel dibattito pubblico in nome di sterili discussioni sul “come farei io” o “come faresti tu”.
Anche il movimento Lgbti può trarre un grande insegnamento da questa vicenda a lieto fine. Non si rivendica, certamente, la scelta di essere gay (che non esiste), ma la scelta di vivere pienamente ciò che si è, la scelta di essere genitori, di essere single, di essere coppia, di vivere relazioni poliamorose, di essere visibili in ogni momento della vita. La scelta di poter donare la propria maternità, ad esempio.
Anche il dibattito sulla gpa potrebbe trarre grande giovamento dalla lezione del testamento biologico. Come? Trasformandosi in una discussione sulle regole di un fenomeno esistente (e che genera sfruttamento proprio in assenza di norme) e uscendo dalla dimensione dello scontro tra diverse e legittime sensibilità individuali.
È lo stesso percorso, va ricordato, che in Italia ci ha portato alle leggi sul divorzio e sull’interruzione volontaria di gravidanza.