«Finalmente abbiamo chiuso il cerchio: e per ora non mi viene altro da dire. Me lo devo solo godere questo momento».
Queste le parole postate su Fb da Giuseppina La Delfa, ex presidente di Famiglie Arcobaleno, a commento della storica sentenza della Corte di Cassazione che, dopo quattro anni di cause, ha confermato il verdetto della Corte d’Appello di Napoli sulla legittimita di trascrizione del provvedimento emesso nel 2014 dal Tribunal de Grande Instance di Lille. Provvedimento, questo, che ha consentito a lei e alla consorte Raphaëlle Hoedts di adottare ciascuna il figlio biologico dell’altra.
I particolari della vicenda sono stati ricostruiti dal noto avvocato trentino Alexander Schuster, legale delle due donne che, sposatesi nel 2013 in Francia, vivono dagli anni ’90 del secolo scorso in provincia di Avellino. Fra l’altro solo la settimana scorsa è stato pubblicato il libro di Giuseppina La Delfa Peccato che non avremo mai figli (Aut Aut Edizioni, Palermo 2018), in cui la professoressa universitaria di lingua francese racconta le sue vicende familiari.
Come spiegato da Schuster, on la sentenza n. 14007 depositata in data odierna la Prima sezione civile della Corte di cassazione ha rigettato il ricorso di due sindaci irpini e del ministero dell’Interno contro l’ordinanza del 30 marzo 2016 della Corte di appello di Napoli che dava piena esecuzione in Italia a due adozioni incrociate dei minori delle coniugi La Delfa e Hoedts. È l’occasione per la Cassazione di ribadire la piena efficacia in Italia del primo matrimonio trascritto come tale fra due persone dello stesso sesso.
In una sentenza lungamente attesa dalla famiglia La Delfa e Hoedts la Cassazione conferma l’esito positivo a cui era giunta la Corte partenopea. È l’occasione per la Corte di ribadire che le due signore godono del riconoscimento di un matrimonio a pieno titolo trascritto anche in Italia, il primo (ed unico) nella storia italiana. Sottolinea la Corte che il riconoscimento pieno delle due sentenze francesi è dovuto, anche nell’interesse del minore, e che la nozione di ordine pubblico deve essere considerata nel suo nucleo essenziale e questo comunque sempre valutato in concreto. Spetta, quindi, anche il diritto al doppio cognome per entrambi i minori, come stabilito in Francia.
La Corte nel rigettare le tesi dell’Avvocatura di Stato richiama «quanto già chiarito da questa Corte, in ordine all’ininfluenza di meri pregiudizi (Cass. 601/2013; Cass. 4184/2012) ed in ordine alla non incidenza dell’orientamento sessuale della coppia sull’idoneità dell’individuo all’assunzione della responsabilità genitoriale».
Per Giuseppina La Delfa e sua moglie Raphaëlle, fondatrici di Famiglie arcobaleno, «finalmente i nostri figli sono tutelati e, soprattutto, sono figli di entrambe e sono fratello e sorella. Siamo contente che tutte queste cause siano state vinte e si siano concluse. Ci spiace che per ora l’adozione piena sia possibile in Francia e non in Italia, in cui in nostri figli, con l’adozione in casi particolari, non sarebbero nemmeno fratelli».
Per il legale di Trento «considerati gli sviluppi recenti di Torino e altri comuni appare importante l’accento posto dalla Cassazione sul fatto che la legge sulle unioni civili ha volutamente lasciati impregiudicati i profili sulle adozioni da parte di persone dello stesso sesso. Questa avalla la nostra posizione per cui la legge Cirinnà tutela la coppia e non è di ostacolo alla piena tutela di minori in carne ed ossa, tutela che è dal Parlamento lasciata ai giudici e che è loro compito garantire».
La vicenda, tuttavia, potrebbe non essere conclusa. Infatti, per l’ennesima volta lo Stato utilizza i propri potenti mezzi per ostacolare la tutela di diritti fondamentali fino in Cassazione. Perde sempre, ma non viene condannato alle spese. Se le questioni sono «nuove, complesse, inedite» non è certo colpa dei cittadini. Compensare le spese significa porre ingenti costi in capo a queste famiglie e consentire che la giustizia sia patrimonio solo di chi se la può permettere.
«Valuteremo di rivolgerci alla Corte di Strasburgo – afferma l’avv. Alexander Schuster – perché vincere in tutti i gradi, ma poi consentire allo Stato di farla franca diviene di fatto la nuova strategia dell’Amministrazione: diritti sì, ma al prezzo di ingenti spese legali ».