Uomini single e coppie gay non potranno avvalersi della gpa in Israele. Lo ha deciso la Knesset respingendo un emendamento, a firma Ohana (Likud), alla legge, approvata ieri, che estende alle donne single la possibilità di accedere ai programmi di surrogacy supervisionati dallo Stato.
La precedente norma del 1996 consentiva la gpa solo alle coppie eterosessuali sposate, e fissava ulteriori, stringenti paletti. Troppi, se è vero che moltissimi israeliani hanno preferito in questi due decenni utilizzare agenzie in Paesi stranieri (fra cui il Nepal).
Gioiscono i partiti religiosi indispensabili alla maggioranza di governo, si infuriano le associazioni Lgbti e i loro sostenitori, specialmente presenti nei partiti laici e di sinistra, da Meretz al Labour al centrista Yesh Atid, che ne hanno approfittato per attaccare Netanyahu, bollato come banderuola per aver prima appoggiato le rivendicazioni gay e poi votato contro l’emendamento di Amir Ohana, suo compagno di partito ora accusato di fare da foglia di fico in un Likud sempre più prono ai diktat dell’estrema destra.
Andò così anche sul compromesso del Kotel, ovvero il piano di apertura di un terzo settore, non ortodosso, al Muro del Pianto: accordo sponsorizzato da Netanyahu e senza preavviso cestinato quando i partiti religiosi minacciarono di far cadere il governo.
Adesso Bibi promette su Facebook di sostenere un eventuale progetto di legge che estenda la surrogacy “ai padri”. Legge che non potrebbe mai passare senza provocare una crisi di governo e che, quindi, non giungerà mai in aula.
Mentre il movimento Lgbti chiama per Tisha BeAv, il giorno di lutto per eccellenza del calendario ebraico, cioè dopodomani, quando tutti digiunano in ricordo della distruzione del Tempio e varie altre tragedie nazionali, una giornata di sciopero simbolico. Ma già ieri centinaia di attivisti hanno inscenato a Tel Aviv una prima manifestazione. Nell’ora di punta serale un corteo di dimostranti ha bloccato il traffico automobilistico nel centrale incrocio stradale delle Torri Azrieli, dove si trovano diversi uffici governativi.
Più che piangere su Echà, il Libro delle Lamentazioni, si rifletterà sull’appannarsi dei record “civili” di Israele, che su questi temi campa di rendita dagli anni ’90, mentre nell’ultimo decennio è stato superato da gran parte del mondo occidentale e non solo, dove il matrimonio same-sex è realtà e anche le adozioni sono diritti acquisiti. Italia esclusa naturalmente.
In Israele per le coppie gay adottare è teoricamente possibile, ma quasi impossibile nella pratica. Grave discriminazione per una società in cui quasi tutti, gay o etero che siano, vogliono avere figli, come si vede osservando per le strade di Tel Aviv decine di coppie gay con passeggino: per la maggior parte figli avuti all’estero. E così continuerà ad essere per il prevedibile futuro.