«Il Palermo Pride, quest’anno più che mai, è la risposta a politiche nazionaliste, patriarcali, repressive, razziste, misogine e odiose nei confronti delle soggettività subalterne che compongono il movimento Lgbtqi+».
Queste le parole con cui il Coordinamento organizzatore spiega su Facebook il significato della marcia dell’orgoglio Lgbti nel capoluogo siciliano che, fissata in un primo momento al 30 giugno, avrà luogo il 22 settembre (otto giorni dopo la visita di Papa Francesco) alla luce dello slogan De*Genere.
Per saperne di più, abbiamo contattato Massimo Milani, figura storica della collettività Lgbti palermitana e componente del locale Coordinamento.
Quello di Palermo sarà un lungo Pride che culminerà con la parata in settembre. Perché una tale decisione e quali gli eventi che lo caratterizzeranno?
È la lunga estate del Pride. Il Pride più lungo che si sia mai visto sulla terra. Perché questo? Perché Palermo, come si sa, è quest’anno la capitale italiana della cultura. C’è anche Manifesta. Quindi ci pareva importante essere presenti tutta l’estate con tutte le nostre iniziative già cominciate e che si concluderanno appunto il 22 settembre con le mostre, i dibattiti, i convegni, le feste, le presentazioni di libri che ci stanno accompagnando per tutta l’estate. Ci sarà pure il Village e poi la parata del 22 settembre che concluderà l’Onda Pride. E, quindi, con un evento che può essere anche un evento che ha un’eco nazionale. Quindi invitiamo tutti a venire al Pride di Palermo capitale della cultura.
Tra tutte le iniziatiave che faremo mi piace sottolineare quella del 21 settembre, intitolata Dove va il movimento? Come sapete, il movimento in questi ultimi tempi è un movimento in subbuglio. Un movimento che ha delle lacerazioni profonde. Quindi vogliamo sedere tutti quanti, i principali rappresentanti di tutte le principali associazione, davanti a un tavolo, guardarci negli occhi e dirci che cosa vogliamo fare, dove vogliamo andare soprattutto alla luce di questo governo reazionario.
Palermo è una delle città italiane in prima fila nella tutela dei diritti delle persone Lgbti. Il 28 giugno scorso il sindaco Orlando ha, ad esempio, registrato all’anagrafe dei bambini arcobaleno nonostante le minacce di esposti da parte di leghisti e cattoreazionari. Come giudica una tale scelta?
La giudico una scelta politica fondamentale in questo momento. In un momenti in cui un ministro della Famiglia, il ministro Fontana, esordisce dicendo che le famiglie arcobaleno non esistono, negando la loro esistenza, chiudendo gli occhi di fronte a tanti bambini e tanti genitori che non hanno diritti. Perché la legge Cirinnà, come si sa, ha lasciato aperto questo grave problema per le famiglie arcobaleno.
È dunque un ricongiungimento familiare a tutti gli effetti: finalmente tutti entrambi i genitori vengono riconosciuti e questo dà serenità, dà un futuro soprattutto ai bambini. Vorrei quindi ringraziare veramente il sindaco Orlando
Ma il 28 giugno è anche ricorsa la Giornata dell’Orgoglio Lgbti. Quali le iniziative celebrate a Palermo?
C’è sembrato giusto, soprattutto politicamente parlando, scendere in piazza attraverso una manifestazione stanziale: una duegiorni a Piazza Magione a Palermo con concerti, dibattiti, video, tanta musica.
Ma è soprattutto stato un presidio antifascista contro tutti i razzismi, contro il patriarcato, contro il maschilismo, rivendicando una visione politica dell’accoglienza di tutte le differenze, che in questo momento viene messa in discussione da un governo assolutamente reazionario e fascioleghista che non ci piace. Quindi la nostra presenza è stato un presidio fondamentale contro tutto questo.
Stonewall iniziò proprio il 28 giugno di 49 anni fa grazie al coraggio di “checche, travestite e puttane”, come disse Sylvia Rivera. Quale il ruolo che secondo lei hanno oggi soprattutto le persone trans anche alla luce del recente libro di Porpora Marcasciano loro dedicato?
I froci, le checche, le travestite, le drag queen erano quelle che hanno dato vita al nostro movimento in quanto erano in prima fila in quella notte storica di Stonewall (il 28 giugno 1969), che ricordiamo tutti gli anni con i Pride. Le persone transessuali sono quelle che da sempre subiscono violenze e discriminazioni di ogni sorta perché sono quelle più visibili e perché mettono in discussione un sistema di potere, in cui un genere prevale sull’altro (quello maschile su quello femminile).
A me piace ricordare in questo momento Mario Mieli. Mario Mieli che cosa diceva? Diceva che, in qualche modo, siamo tutti transessuali. Siamo uomini e siamo donne: ma abbiamo tutti una parte maschile e una parte femminile. Accettando e portandole in superficie dalla coscienza – ognuno la propria parte maschile e femminile trovando un equilibrio tra questi due opposti -, possiamo creare degli uomini e delle donne diverse. E in un mondo maschilista, patriarcale e razzista c’è bisogno, secondo me, di donne ma soprattutto di uomini diversi.