È morto nella notte nella sua casa di Livorno, dove viveva da anni, Lindsay Kemp. A dare l’annuncio della scomparsa del coreografo, attore, ballerino, mimo e regista britannico l’artista Nendi Pinto-Duschinsky, autrice del documentario Lindsay Kemp’s Last Dance e curatrice dell’omonima pagina Fb, su cui ha pubblicato un commovente post sulle ultime ore del maestro.
Nato a Cheshire sull’Isola di Lewis il 3 maggio 1938, Kemp attese agli studi presso il Bearwood College nei pressi di Wokingham, da cui si fece espellere per aver interpretato Salomè ricoperto solo di carta igienica («E la ragione dell’espulsione fu lo spreco di carta», avrebbe commentato anni dopo).
Trasferitosi con la madre nello Yorkshire, dove frequentò il Bradford Art College e fu condiscepolo del pittore David Hockney, si trasferì quindi a Londra per frequentare la scuola del Ballet Rambert e perfezionarsi con Sigurd Leeder, Charles Wiedman, Marcel Marceau. Dopo aver lavorato in varie compagnie, costituì nel 1962 The Lindsay Kemp Dance Mime Company.
La fama arrivò nel 1968 con Flowers, ispirato al romanzo di Jean Genet Notre-Dame-des-Fleurs. «Lo produssi con 500 sterline ricevute in eredità da una zia – avrebbe raccontato nel 2015 a Milano nel discorso per il conferimento del diploma honoris causa in arti multimediali interattive e performative da parte dell’Accademia di Brera – e da allora per 25 anni l’ho messo in scena in tutto il mondo, sempre attaccato per oscenità».
Noto per la ricerca di una propria sintesi fra i diversi linguaggi teatrali nonché per un approccio personale e innovativo al teatro, Kemp negli anni ’70 diventò il precursore di un genere di danza onirico, ricco di contenuti e ispirazione, al limite dell’acrobatico e forte di effetti spettacolari, ancorché ottenuti in modo semplice attraverso l’uso sapiente della musica e delle luci.
Kemp ha inciso sull’immaginario popolare non solo con spettacoli come Nijinski, Mr Punch e Onnagata. Ma la sua influenza e insegnamento si sono estesi anche al mondo della musica: fra i suoi allievi si contano infatti Kate Bush, Peter Gabriel ma soprattutto David Bowie, di cui s’innamorò follemente e col quale strinse una relazione sentimentale (presa però poco sul serio dal Duca bianco). Il frutto del loro sodalizio fu il celebre tour mondiale Ziggy Stardust del 1972.
Dopo essersi trasferito in Spagna nel 1979, a partire dal 2002 Kemp si stabilì definitivamente in Italia vivendo prima a Roma, poi a Todi e infine a Livorno.
Kemp non ha mai smesso anche negli ultimi anni le sua attività ‘parallele’ di pittore, allestendo mostre dei suoi dipinti e dei suoi disegni in tutto il mondo, e di insegnante attraverso incontri, conferenze e stage. Dal 19 al 30 settembre dello scorso anno Firenze gli ha dedicato dieci giorni di eventi con mostre di suoi disegni, bozzetti di costumi di scena e foto d’archivio, oltre a master-class di teatrodanza, incontri col pubblico e una rappresentazione di Kemp Dances, lo spettacolo che la sua Lindsay Kemp Company porta in tour da due anni.
Tra i primi messaggi di cordoglio per la morte di Kemp quello dell’attore e regista Alessandro Gassmann: «Quando muore un rtista come Lindsay Kemp – così in un twitter – scompare un monumento di emozioni, un creatore coraggioso e rivoluzionario. Thanks for the emotions».
Quando muore un Artista come Lindsay Kemp scompare un monumento di emozioni,un creatore coraggioso e rivoluzionario .Thanks for the emotions.