Il governo Magufuli sempre più sotto i riflettori per la limitazione dei «diritti fondamentali – come dichiarato da Human Rights Watch – attraverso leggi e decreti repressivi» nei riguardi di giornalisti, oppositori politici, attivisti.
Ma, nelle ultime settimane, soprattutto in riferimento alle persone Lgbti, contro le quali Paul Makonda, governatore di Dar es Salaam, ha annunciato, il 29 ottobre, una campagna d’arresti invitando la cittadinanza a comunicarne i nominativi.
La presa di distanza del ministro tanzaniano degli Affari Esteri Augustine Mahiga, che il 4 novembre ha liquidato le parole di Makonda come opinioni personali, non è servita a rassicurare la comunità internazionale. Anche perché la sera prima la polizia della regione semi-autonoma di Zanzibar aveva provveduto ad arrestare dieci uomini, sospettati d’essere gay, e a sottoporli, il 9 novembre, a esame anale forzato.
Ciò ha spinto la Danimarca a sospendere i suoi aiuti al governo tanzaniano per 65 milioni di corone danesi (pari a 9,8 milioni di dollari). A renderlo oggi noto la ministra per la Cooperazione allo Sviluppo Ulla Pedersen Tørnæs, che su Twitter si è detta «molto preoccupata» per le «dichiarazioni omofobe assolutamente inaccettabili» di Makonda.
«Il rispetto dei diritti umani – ha concluso la ministra – è assolutamente essenziale per la Danimarca».
Meget bekymret over den negative udvikling i Tanzania. Senest helt uacceptable homofobiske udtalelser fra en kommissær. Jeg har derfor besluttet at tilbageholde 65 mio kr til landet. Respekt for menneskerettigheder helt afgørende for DK #dkpol #dkaid https://t.co/Ih9hFqDUua
— Ulla Tørnæs (@Ulla_Tornaes) 14 novembre 2018