Come preannunciato la scorsa settimana dal deputato Ivan Scalfarotto (Pd), il caso dell’espulsione di Felix Cossolo dall’Egitto è arrivato in Parlamento.
L’attivista milanese aveva denunciato d’essere stato qualificato quale persona non gradita al governo egiziano dopo essere atterrato, il 12 novembre, all’aeroporto de Il Cairo. Motivo del respingimento, come raccontato dal titolare del club meneghino Afterline, un suo reportage che, pubblicato nel 2007 sul periodico Clubbing, documentava gli arresti di persone omosessuali durante la presidenza di Hosni Mubarak.
Motivo per cui Scalfarotto, il 19 novembre, nel corso della seduta 86 della Camera ha presentato una specifica interrogazione parlamentare indirizzata al ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Enzo Moavero Milanesi.
Interrogazione che, cofirmata dagli omologhi di partito Alessandro Zan e Lia Quartapelle, appare così motivata: «Si apprende da organi di stampa che Felix Cossolo, cittadino italiano regolarmente in possesso di documenti di identità validi per l’ingresso in Egitto, sia stato respinto dall’ufficio visti dell’aeroporto de Il Cairo. All’arrivo all’aeroporto egiziano, infatti, dopo aver effettuato il pagamento della tassa per il visto turistico, Cossolo sarebbe stato riaccompagnato all’area partenza in quanto cittadino non gradito a causa di alcuni articoli usciti a sua firma in Italia sulle condizioni dei componenti della comunità Lgbt in Egitto.
Sempre da organi di stampa si apprende delle difficili condizioni di vita per le persone gay, lesbiche, bisex e transessuali in Egitto».
Alla luce di tali elementi Scalfarotto, Zan, Quartapelle hanno pertanto domandato «se tale diniego di soggiorno in Egitto possa configurarsi come una ulteriore restrizione su base discriminatoria estesa anche a cittadini non egiziani e se le autorità italiane competenti in materia intendano richiedere informazioni sul caso alle omologhe autorità egiziane a fine di fare chiarezza sulla vicenda esposta».