La maggioranza dei taiwanesi si è espressa contro la legalizzazione delle nozze tra persone dello stesso sesso in due referendum concorrenti, nei quali si sono sfidati favorevoli e contrari al matrimonio egualitario.
Il quesito referendario sull’introduzione nel Codice Civile della definizione di matrimonio quale unione tra uomo e donna ha infatti raccolto 7.000.000 di voti a favore. Si è fermato invece a 6.000.000 il sostegno all’altro quesito sull’introduzione di una legge che permetta e protegga “l’unione permanente” tra persone dello stesso sesso.
Le consultazioni si sono svolte in contemporanea con le elezioni amministrative, tradottesi in una cocente sconfitta del partito al potere (Partito Democratico e Progressista) della presidente Tsai Ing-wen, che è stata costretta a dimettersi dalla guida della formazione politica.
Jennifer Lu, portavoce della Coalizione per l’uguaglianza davanti al matrimonio, si è detta rattristata dall’esito di «referendum assurdi» e ha accusato d’«incompetenza» il governo sulla questione dei diritti delle persone Lgbti.
È infatti noto come non sia mai stata applicata una sentenza della Corte Costituzionale che, risalente al 2017, sancisce l’introduzione del matrimonio egualitario nella Repubblica di Taiwan.
Il governo ha avvertito che il referendum non ha alcun effetto sull’applicazione di tale verdetto. Ma i militanti temono che le autorità ne approfittino per conculcare i diritti delle persone Lgbti. Di fatto il governo dovrà redigere, dopo il referendum, una legge per tradurre in pratica gli effetti del voto e, quindi, sottoporla al Parlamento.