«Grazie. Non trovo altre parole per esprimere la mia gratitudine a te e a quanti qui a Torino e in tutta Italia si sono interessati al mio caso». Ha una voce stanca ma commossa Leonardo Ranieri a telefono. Anche se ieri sera, rientrando a casa per recuperare la sua cagnolina («è la mia vita dopo il mio compagno», sussurra con dolcezza), è stato nuovamente insultato e minacciato da uno del branco dei condomini che l’ha pestato a sangue il 2 gennaio: «Mi ha gridato: Non arriverai a domani, ricchione».
Da oggi Leonardo ha lasciato quel condominio alla periferia di Torino, in cui ha vissuto per nove anni, perché non sicuro per sé e il compagno. Ad accoglierlo To Housing, il co-housing sociale per persone Lgbti in difficoltà e in condizioni di estrema vulnerabilità, che, recentemente inaugurato nel capoluogo piemontese, vede come ideatori e responsabili Alessandro Battaglia (presidente di Quore e gia coordinatore del Coordinamento Torino Pride) e Silvia Magino.
Leonardo rimarrà nella struttura fino a quando Atc (Agenzia Territoriale per la Casa del Piemonte Centrale) non gli garantirà il trasferimento in un altro suo stabile. Se ne stanno interessando lo stesso presidente dell’Atc Marcello Mazzù e il Coordinamento Torino Pride nella persona di Giziana Vetrano, che nel primo pomeriggio di ieri ha incontrato Leonardo. Una visita da cui è rimasta a lungo scossa.
«Ho potuto parlare a lungo con Leonardo, che ho trovato davvero molto provato sia fisicamente sia moralmente – così ieri ha dichiarato in una nota ufficiale –. Il Torino Pride è ovviamente al suo fianco e si è già attivato per fornire tutta la possibile assistenza. Problema che da subito si configura come emergenza sociale complessa». Ha quindi aggiunto: «Ora aspettiamo un segno importante da parte della politica. Chiediamo che alla prevedibile indignazione seguano fatti concreti, prese di posizione magari anche scomode, affinché nessuno si senta più in diritto di insultare e picchiare chicchessia per il proprio orientamento sessuale, la propria identità. Nessuno deve rimanere impunito di fronte ad atti così violenti che a ben vedere minano la tranquillità e la civile convivenza di tutte e tutti, non solo delle persone omosessuali».
Immediata vicinanza a Leonardo è stata manifestata dalla sindaca Chiara Appendino, che lo incontrerà nella giornata di lunedì. Con lei è intervenuto anche l’assessore alle Pari Opportunità Marco Alessandro Giusta, che ha dichiarato: «Di fronte all’ennesima notizia carica di violenza e dolore, vorrei raccontare la capacità di resilienza maturata in questa città. Le associazioni cittadine sono intervenute per offrire soluzioni e supporto al sig Leonardo, tramite la coordinatrice del Coordinamento Torino Pride Glbt Giziana Vetrano Bonazza che si è recata personalmente a casa della coppia. La Polizia Municipale, tramite il comandante Bezzon e i funzionari Cirio e Righetti del Nucleo di Prossimità, ha raccolto la denuncia per quanto è successo». Giusta ha quindi concluso: «Probabilmente, dieci anni fa non sarebbe stato così automatico. Sono orgoglioso di una città che, non solo costruisce anticorpi, ma anche strumenti ordinari per intervenire e risolvere questo tipo di avvenimenti».
Sconcerto ha espresso Francesca Puopolo, portavoce di Arcigay Torino, per l’«aggressione avvenuta ai danni di Leonardo. Un gesto che, come il caso di Marco del luglio 2018, si cela dietro la sicurezza del gruppo, composto da una decina di giovani condomini, nei confronti di un’unica persona, ritenuta colpevole della sua visibilità. A peggiorare la situazione, l’indifferenza dei vicini, che hanno assistito al pestaggio senza intervenire.
L’attuale clima politico nazionale, che mostra altrettanta e più assordante indifferenza nei confronti dell’agire violento nei confronti di chi è reputato diverso e, in questo caso, sbagliato, legittima violenze di questo tipo. Le violenze sono ulteriormente aggravate dal clima minaccioso che si è creato intorno a Leonardo dopo l’aggressione: risulta urgente e necessaria una sensibilizzazione».
Sono invece tornati a parlare della necessità di «una legge contro l’omofobia e la transfobia» Emanule Busconi (Torino Possibile) e Gianmarco Capogna (portavoce nazionale di Possibile Lgbti+). «Chiediamo – hanno proseguito in una nota congiunta – che questa richiesta non sia disattesa, come avvenuto finora, perché riguarda la vita di tutte e di tutti. Lo diciamo senza esitazioni perché l’omofobia, la transfobia ed in generale l’odio colpiscono tutte e tutti, non solo una parte della società.
Ricordiamo, infine, a chi è al Governo di farsi carico della responsabilità che deriva dalla diffusione di un clima di odio e di discriminazione nei confronti delle minoranze che, in tempi così bui, si sta riversando su chi è più vulnerabile e debole. Le istituzioni devono occuparsi di tutti e di tutte, nel segno di una sempre più necessaria uguaglianza che non sia solo simbolica, ma anche sostanziale».
Sull’aggressione a Leonardo è anche intervenuta GayLib, il cui segretario nazionale Daniele Priori ha fatto appello a Palazzo Chigi perché «convochi un tavolo tra associazioni, Oscad (Osservatorio contro gli atti discriminatori) e ministro degli Interni per chiarire le intenzioni di questo governo in materia di tutela della comunità Lgbti».
E proprio contro il governo punta il dito Futura Lgbtqi, da cui «dopo i fattidi Torino ancora silenzio […],mentre a livello locale si sono mosse associazioni e istituzioni per consentire a Leonardo e al suo compagno di stare al sicuro dopo la vile aggressione di gruppo che per pochissimo non è sfociata in tragedia. Si attende lo sviluppo delle indagini, basterebbe suonare casa per casa a quanto risulta dalla denuncia».