Due persone torturate a morte e 40 detenute perché ritenute omosessuali. A dare notizia della nuova ondata di arresti, torture e omicidi di persone Lgbti in Cecenia a partire dal 28 dicembre sono stati Novaya Gazeta e Russian LGBT Network attraverso il suo presidente Igor Kochetkov.
Pur sottolineando che non è possibile avere un numero esatto delle vittime, Kochetkov ha precisato: «Comunque sappiamo che gli arresti sono compiuti dagli agenti delle forze dell’ordine e che le persone sono detenute ad Argun». La polizia locale, ha continuato il presidente di Russian LGBT Network, «impedisce in tutti i modi» che coloro che sono finiti nel loro mirino «lascino la regione o ricorrano alla giustizia. I poliziotti sequestrano alle loro vittime i documenti, li minacciano di aprire inchieste penali contro di loro o contro i loro cari e li costringono a firmare formulari in bianco».
Sulla ripresa della purghe cecene anti-gay è intervenuta anche Marie Struthers, direttrice di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale, che ha dichiarato: «Molte persone Lgbti sono ancora traumatizzate dalla purga del 2017, in cui decine di gay vennero sequestrati, torturati e anche uccisi. La notizia che le autorità hanno ripreso la persecuzione è agghiacciante».
Da parte sua Ramzan Kadyrov, presidente della Repubblica federata russa della Cecenia, continua a negare che esistano persone omosessuali nel Paese. In un’intervista con il reporter della Hbo David Scott, durante lo show Real Sports with Bryant Gumbel online dal 15 luglio 2018, ha risposto a una specifica domanda: «Questo è un nonsense. Non abbiamo quel genere di persone qui. Non ci sono gay. Se ci fossero, portateli in Canada. Lode a Allah».
Accuse che, al contrario, fortemente fondate, hanno mosso l’Osce ad attivare sulla questione cecena il Meccanismo di Mosca, come rilevato da Silvja Manzi, segretaria dei Radicali Italiani, e da Yuri Guaiana e Leonardo Monaco e Silvja Manzi, rispettivamente presidente e segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti.
«Non c’è limite al terrore – così in una nota congiunta -: anche dopo la massiccia mobilitazione dell’opinione pubblica internazionale e alla conseguente attivazione del meccanismo di Mosca da parte dell’Osce, la Repubblica autonoma cecena di Ramzan Kadyrov non accenna ad allentare la morsa del suo pogrom antigay, iniziato ormai un anno e mezzo fa».
Da qui l’appello al ministro dell’Economia Giovanni Tria che, «proprio oggi, sarà a Mosca, per incontrare al forum Gaidar il premier russo Medvedev: il Governo italiano non sprechi questa occasione e solleciti la Federazione Russa affinché argini questa nuova ondata persecutoria e offra la massima collaborazione nello svolgimento delle indagini internazionali avviate grazie al meccanismo di Mosca».