Non si placano le polemiche sul patrocinio della presidenza del Consiglio dei ministri al World Congress of Families, che si terrà a Verona dal 29 al 31 marzo e che vedrà la partecipazione, nella veste di relatori, dei ministri Marco Bussetti (Istruzione), Lorenzo Fontana (Famiglia e Disabilità) e Matteo Salvini (Interno).
Tanto più che detto patrocinio è stato pubblicamente smentito dal premier Giuseppe Conte alcuni giorni addietro, eppure «ad oggi sul sito del WCF così come sul materiale informativo relativo al congresso continua a comparire il logo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, seppure con la dicitura Ministro per la Famiglia e le Disabilità».
Rilievo, quest’ultimo, messo in luce dalla senatrice Monica Cirinnà, prima firmataria di una mozione, che, depositata nella giornata di oggi, «impegna il Governo a revocare ogni forma di patrocinio al World Congress of Families, che si svolgerà a Verona il 29, 30 e 31 marzo 2019; a porre in essere politiche di contrasto all’omotransfobia, con strumenti culturali e specificamente giuridici; a sostenere attivamente la condizione femminile, in particolare attraverso una tutela adeguata delle lavoratrici madri e la salvaguardia del modello italiano di diritto di famiglia, solidamente basato – come impone la Costituzione – sull’eguaglianza morale e giuridica tra i coniugi».
La mozione è stata cofirmata non solo da tutti i restanti senatori del Pd (51) a partire dal capogruppo Andrea Marcucci ma anche dagli omologhi di Leu (Pietro Grasso, Laura Boldrini, Loredana De Petris, Vasco Errani), Psi (Pietro Nencini), Gruppo Per le Autonomie (Gianclaudio Bressa), +Europa (Emma Bonino), M5s (Paola Nugnes).
Il World Congress of Families, che gode, fra gli altri, anche del patrocinio della Regione Veneto e della Provincia di Verona, è stato segnalato con la dicitura di gruppo istigatore all’odio da organismi internazionali quali Southern Poverty Law Center (SPLC) e Human Rights Campaign. Il motivo? È indicato ampiamemte nel testo della stessa mozione, in cui si legge: «Tra gli obiettivi del WCF – non rientra soltanto la difesa della “famiglia naturale”, ma anche la promozione di una concezione delle relazioni familiari basate sulla subordinazione della donna all’uomo e su una decisa compressione dell’autodeterminazione femminile, ad esempio per ciò che riguarda la conciliazione tra vita familiare e lavoro».
Inoltre, «come ampiamente riportato dagli organi di stampa, tra i soggetti organizzatori del WCF figurano associazioni e gruppi – anche stranieri – che si distinguono per un messaggio gravemente omofobo e di sostegno a leggi liberticide e miranti alla repressione penale dell’omosessualità, oltre che alla limitazione dell’autodeterminazione in materia affettiva e familiare;
secondo il programma ufficiale dell’evento, al congresso interverranno alcune personalità di spicco dell’antiabortismo e dei sostenitori della famiglia tradizionale come il russo Dmitri Smirnov, presidente della Commissione patriarcale per la famiglia e la maternità che ha lo scopo di influenzare il parlamento russo, la Duma, e di aiutare il presidente russo Vladimir Putin a sviluppare politiche in linea con le indicazioni della chiesa ortodossa; la ministra per la famiglia del governo ungherese, Katalin Novak e il presidente moldavo Igor Dodon, che ha spesso espresso posizioni omofobe;
all’evento interverranno inoltre anche Theresa Okafor, un’attivista nigeriana che nel 2014 ha proposto una legge che criminalizza le unioni tra persone dello stesso sesso, e Lucy Akello, Ministro ombra per lo sviluppo sociale in Uganda, che nel 2017 ha presentato al parlamento ugandese una legge contro le coppie omosessuali, già proposta nel 2014, che prevedeva originariamente la pena di morte per “omosessualità aggravata”».
Nella giornata d’ieri, inoltre, All Out (con l’adesione di Agedo, Arci, Arcigay, Associazione Radicale Certi Diritti, Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, Famiglie Arcobaleno – Associazione genitori omosessuali, Gaynet, IPPFEN, Rebel Network, Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBTI, Uaar, Ufficio Nuovi Diritti CGIL Nazionale) ha lanciato, grazie al fattivo impegno di Yuri Guaiana, una campagna per «mostrare ciò che il Congresso Mondiale delle Famiglie sostiene in realtà e una raccolta firme «per dire al Governo italiano e a tutte le altre Istituzioni di non sostenere questo evento e di ritirare tutti i patrocini al Congresso Mondiale delle Famiglie».
La mozione ha suscitato le prevedibili reazioni di ProVita e Generazione Famiglia, co-organizzatori del Congresso di Verona col Comitato Difendiamo i nostri figli (presieduto da Massimo Gandolfini). I rispettivi presidenti Toni Brandi e Jacopo Coghe (i quali ricoprono le cariche di presidente e vicepresidente dell’edizione veronese del World Congress of Families) hanno diramato una nota, in cui, eludendo i rilievi circostanziati della mozione, hanno assunto toni vittimali.
«Ci mancava – si legge nel comunicato congiunto – la mozione per il ritiro di tutti i patrocini al Congresso Mondiale delle Famiglie. Monica Cirinnà e Andrea Marcucci insieme a tutti i senatori Pd evidentemente non hanno molto da fare in Parlamento se dedicano tanto tempo a noi. Odiare le famiglie che chiedono sostegni e aiuti è il loro sport preferito. Si tratta di un vero e proprio famiglicidio quotidiano.
Non ci stupiscono poi gli altri firmatari eccellenti che vorrebbero zittire le famiglie e quanti di adopereranno per metterle al centro del dibattito politico tra cui spiccano i nomi di Emma Bonino, Pietro Grasso e Loredana De Petris.
Fa sorridere poi il richiamo di Cirinnà & Co all’importanza delle voci plurali. La censura che vorrebbero mettere in atto è davvero tutto meno che un esempio di rispetto del dettame costituzionale, la Repubblica infatti riconosce diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Quanto alla regressione politica e culturale, cara Monica, è contenuta tutta nel fango e nelle fake news del ‘bullismo interattivo Lgbt‘ che stiamo subendo per il semplice fatto di organizzare una tre giorni sulla bellezza della famiglia».
Una tre giorni sulla bellezza della famiglia, in ogni caso, alla quale non interverrà come relatore – fatta eccezione del 75enne patriarca siro-cattolico Ignazio Giuseppe III – alcuna figura dell’episcopato cattolico né, tanto meno, del Collegio cardinalizio.
Su una tale bellezza familiare apporteranno invece la loro testimonianza, ad esempio, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni (mai coniugata con Andrea Giambruno, da cui ha avuto la piccola Ginevra nel 2016) o il ministro dell’Interno Matteo Salvini (che dopo il divorzio dalla moglie Fabrizia Ieluzzi – da cui è nato Federico nel 2003 – ha avuto prima una relazione con Giulia Martinelli – da cui è nata Mirta nel 2012 – e, poi, con Elisa Isoardi, conclusasi nel dicembre 2018).
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