Nonostante i sondaggi la dessero per vincente già al primo turno con oltre il 50% delle preferenze, Zuzana Čaputová ha dato prova che l’elettorato slovacco (l’affluenza è stata del 46,04%) guarda a lei nel desiderio di cambiare il sistema.
Con 870.415 voti conseguiti (40,57%) l’avvocata ambientalista di Bratislava ha ampiamente doppiato Maroš Šefčovič, che si è fermato al 18,66 (400.379 preferenze). Sarà dunque col 52enne diplomatico, attualmente vicepresidente della Commissione europea e Commissario europeo per l’unione energetica, che Čaputováandrà al ballotaggio del 30 marzo.
I risultati del primo turno delle presidenziali confermano, dunque, la netta sconfitta di sovranisti, euroscettici e anti-migranti nonché dell’estrema destra, il cui massimo rappresentante Marian Kotleba, leader del partito neonazista Lsns, si è arrestato al 10,39% con 222.935 preferenze.
Vicepresidente del partito extraparlamentare Progresívne Slovensko e convinta europeista, Čaputová ha così commentato i risultati del primo turno: «Le percentuali confermano il fatto che la gente vuole il cambiamento. Gli elettori slovacchi riescono a immaginare come presidente una persona che, forse, non era in politica da molti anni ma offre una veduta nuova sulla realtà e nuove soluzioni».
Ha poi ribadito come i valori cristiani (in un Paese a maggioranza cattolica) non siano affatto in contrasto con quelli libertari. «Per me la base sono i valori cristiani – ha dichiarato – quali la compassione e l’amore per il prossimo, anche per le minoranze. Il Paese dovrebbe unirsi su questa base».
L’avvocata 45enne, la cui popolarità è cresciuta nell’ultimo anno per il sostegno ai movimenti di piazza anti-governativi susseguenti all’omicidio del giornalista Ján Kuciak e la lotta alla corruzione istituzionale, è convinta sostenitrice dei diritti delle persone Lgbti, puntando, in particolare, al riconoscimento legale dell’unione tra persone dello stesso sesso e all’accesso all’adozione per le coppie di persone omosessuali.
L’avversario Šefčovič, che gode del sostegno del partito al potere Smer-Sd (sui cui presunti rapporti con la criminalità organizzata aveva appunto investigato Kuciak), ha invece puntato la campagna elettorale sulla difesa della famiglia tradizionale e dei valori cristiani in un’ottica di scontro apologetico con le altre culture a partire da quella islamica.