Dal 3 aprile nel sultanato del Brunei le persone omosessuali rischiano la condanna a morte per lapidazione. In quella data entreranno infatti in vigore le nuove disposizioni delle Parti IV e V del Codice penale, che commina la pena capitale per determinati atti sulla base della shari’a.
Le nuove norme prevedono anche l’amputazione degli arti per chi si macchierà di furto, compresi i bambini, e si applicheranno unicamente a musulmani, che costituiscono circa i due terzi della popolazione.
«Legittimare tali sanzioni crudeli e inumane è spaventoso per se stesso. Alcuni dei potenziali “reati” non dovrebbero nemmeno essere considerati tali, compreso il sesso consensuale tra adulti dello stesso sesso – ha affermato Rachel Chhoa-Howard di Amnesty International –. Queste disposizioni hanno ricevuto un’ampia condanna già cinque anni fa quando se ne iniziò a discutere».
Rachel Chhoa-Howard ha anche osservato come il nuovo Codice penale del Brunei, «oltre a imporre pene crudeli, inumane e degradanti, limiti in modo evidente i diritti alla libertà di espressione, pensiero e credo nonché codifichi la discriminazione contro donne e ragazze».