«È inopportuno creare tensioni e polemiche» sul Pride con processioni riparatrici al pari dell’utilizzo del rosone del Duomo quale logo della marcia dell’orgoglio Lgbti modenese.
Questo, in sintesi, il contenuto del comunicato che, come preannunciato ieri da Gaynews, reca la la firma dell’arcivescovo di Modena-Nonantola Erio Castellucci.
Il Modena Pride è stato nei giorni scorsi al centro di polemiche proprio a seguito del sostegno del ministro della Famiglia Lorenzo Fontana alla processione di riparazione, organizzata dal Comitato San Geminiano vescovo.
Il presule, confermando la personale adesione «alla visione antropologica cattolica», ha detto però di ritenere «che ogni persona vada accolta e accompagnata e quindi, per quanto mi è possibile, rifiuto gli atteggiamenti discriminatori verso coloro che non condividono l’antropologia cattolica e che, rimanendo entro la legalità, decidono di manifestare pubblicamente le proprie idee. Per questo, nel sostanziale dissenso dai contenuti e dal metodo che anima il Gay Pride, mi pare inopportuno creare tensioni e polemiche».
L’arcivescovo Castellucci ha perciò invocato un confronto costruttivo tra persone civili che hanno differenti e visioni della vita: «Conosco e mi relaziono con diverse persone – ha spiegato – che hanno espresso il loro orientamento omosessuale e sono bene inserite anche nel tessuto ecclesiale; alcune di loro mi hanno espresso in diverse occasioni perplessità e disagio sia di fronte a perduranti atteggiamenti di derisione sia davanti a rivendicazioni ‘ostentate’ che ritengono scarsamente utili alla causa».
Quindi la nota di disappunto nei riguardi del comitato organizzatore del Modena Pride per «l’utilizzo del rosone del Duomo come ‘logo’ della manifestazione. Si tratta di un simbolo caro ai modenesi, non solo cattolici, che sarebbe stato meglio evitare di inserire, perché finisce per costituire già di per sé una provocazione».
In chiusura, le spiegazioni sulla natura del Comitato San Geminiano vescovo e la processione organizzata: «Sulla base delle ragioni espresse all’inizio, ho concordato con il Comitato San Geminiano vescovo fin dalla sua costituzione, nel gennaio scorso, di evitare manifestazioni che potessero fomentare gli estremismi e incentivare le polemiche.
Ho subito chiarito che il Comitato non rappresenta ufficialmente la Diocesi – cosa che del resto i suoi componenti avevano ben presente – e che dunque non necessita di alcuna autorizzazione, in quanto libera espressione del diritto dei fedeli ad associarsi (cf. Codice di Diritto Canonico, can. 215); così come non necessita di autorizzazione l’organizzazione di manifestazioni o la pubblicazione di locandine.
Auspico che la “processione”, quindi, avvenga secondo gli intenti preannunciati dal Comitato all’atto della sua costituzione: che sia dunque un momento di preghiera per la conversione prima di tutto dei partecipanti (e anche del sottoscritto) e non una manifestazione “contro” qualcuno.