Fissato al 26 maggio, il primo Pride novarese ottiene in giornata il patrocinio della Regione Piemonte ma non quello del Comune.
Per il sindaco leghista Alessandro Canelli la marcia dell’orgoglio Lgbti all’ombra della cupola antonelliana non è altro che «inutile ostentazione» e manifestazione folcloristica dagli effetti controproducenti. Argomenti, invero, non molto dissimili daa quelli utilizzati da un uomo del centrosinistra quale Ugo Rossi, presidente della Provincia autonoma di Trento, nel negare il patrocinio al Dolomiti Pride.
E così il Comune di Novara si aggiunge alla lista di quelle amministrazioni locali (Regione Lombardia, Provincia di Trento, Comune di Firenze, Comune di Genova) che non intendono sostenere ufficialmente i vari Pride sui territori di loro competenza.
Immediata la reazione del Pd novarese che he definito quella di Canelli «una decisione anacronistica e discriminatoria» In una nota i locali vertici dem hanno dichiarato: «Il sindaco Canelli, che appena eletto si è affannato a dichiarare urbi et orbi che sarebbe stato il sindaco di tutti, alla prova dei fatti si dimostra essere prevedibile e scontato nel ruolo di moralizzatore.
Mentre la Regione Piemonte e la Provincia di Novara hanno dato il patrocinio e sosterranno l’iniziativa, il Comune di Novara sarà assente dando prova di non rappresentare realmente tutti i novaresi. Il Pd della Provincia di Novara non solo ha aderito al Pride ma sfilerà insieme ai tanti che parteciperanno alla giornata di festa per riaffermare che i diritti, l’autodeterminazione e la non discriminazione vinceranno sempre contro i pregiudizi e il finto moralismo».
Ferma reazione anche da parte di Nino Boeti, presidente del Consiglio regionale e del Comitato Diritti umani, che in un post su Fb ha scritto: «Spiace che il Comune di Novara abbia deciso di negare il patrocinio al Novara Pride. Penso che certe battaglie di libertà e di civiltà debbano appartenere a tutti.
Come Consiglio regionale del Piemonte, attraverso il Comitato Diritti umani, anche quest’anno sosterremo con un contributo il Coordinamento Lgbt per l’organizzazione delle iniziative del Pride. Perché è una festa di tutti».
Non si è fatto attendere il duro j’accuse a Canelli da parte del Coordinamento Torino Pride, l’associazione di secondo livello a cui fa capo il coordinamento del Piemonte Pride che prevede, oltre a Novara, altre due parate ad Alba e a Torino.
«Il Pride – così Alessandro Battaglia, coordinatore del Torino Pride – è storicamente la rappresentazione di come siamo e chi siamo. È quindi visibilità, è orgoglio, è il modo di dire a tutte e tutti “vedeteci siamo qui e scendete in piazza con noi”.
Ci mettiamo in mostra per non essere trasparenti e invisibili. Ci piace fare sfoggio, farci vedere ed essere rumorosi, gioiosi. Del resto anche il sindaco di Novara, Alessandro Canelli, ha dato prova del suo orgoglio con le dichiarazioni che negano il patrocinio della Città al primo Pride di Novara. Ha sfoggiato un atteggiamento omofobo, discriminatorio, ha sbandierato la sua incapacità di essere il sindaco di tutte e tutti. Perché il Pride non è una manifestazione simbolico-folkloristica.
Certo, non ci aspettavamo molto da un sindaco che si è vantato di non celebrare le unioni civili perché “questo Paese ha tanti altri problemi urgenti da affrontare e perché le unioni civili sono discriminatorie nei confronti della legge che va a tutelare la famiglia”. Forse che il sindaco non riesce ad affrontare i tanti problemi tutti insieme?
Un sindaco che mostra con perseveranza tanto bigottismo non rappresenta una città ma una sua piccola parte. Il sindaco ritiene che il Pride “non può apportare il giusto contributo alla crescita e alla consapevolezza su problemi di questo tipo. Ritengo possa essere addirittura controproducente rispetto alle finalità che si intendono raggiungere”, addirittura si erge ad interprete delle istanze che da molti decenni vedono un’intera comunità lottare e adoperasi su più fronti per attenere qualche piccola legge a tutela dei più deboli.
Magari dovrebbe iscriversi ad una delle nostre associazioni».
Quindi la conclusione: «A Novara il 26 maggio erano attese forse 2.000 persone. Credo che dopo le mirabolanti dichiarazioni del sindaco saremo ancora di più, con allegria, determinazione e soprattutto orgoglio da tutta la regione. Per questo ogni città dovrebbe celebrare il proprio Pride, un’ottima occasione per smascherare gli amministratori inadeguati e omofobi.
E comunque a Torino e ad Alba le decisioni prese sono fortunatamente e diametralmente opposte».